Chi corre deve dormire dieci ore a notte
Ovvio che il sabato di un weekend di luglio e’ giorno di partenze. Una volta si chiamava esodo ed era tutto un segnalare di bollini rossi, blu o neri tanto più alto era il rischio di restare intrappolati in auto sull’Autosole o sul l’autostrada dei fiori. Oggi, in tempi di crisi, i bollini non si usano più ma la gente viaggia lo stesso. È tanto. Così in un tranquillo sabato di luglio 450 chilometri verso la Maremma diventano un trasferimento più lungo di quanto ti aspetti. Troppo più lungo. E un’ora di corsa in pineta dalla Marina di Grosseto a Principina diventa così il sistema migliore per smaltire la fatica di un viaggio che ha anchilosato le gambe. Ma non va come dovrebbe andare. Sara’ la stanchezza, sarà il sonno arretrato degli ultimi giorni di lavoro il fiato non arriva e i muscoli, che hanno memoria, non si ricordano granché. A quindici giorni da una gara di triathlon olimpico non sono bei segnali. Ma stanchezza e sonno non sono una buona compagnia per chi fa sport. La statistica di uno studio americano dice che i top runner dormono da otto a dieci ore per giorno. Il sonno serve per recuperare le energie spese durante il giorno e quindi uno sportivo deve dormire di più di un sedentario. Mediamente chi corre 150-200 chilometri a settimana dovrebbe dormire dieci ore a notte, minuto piu’, minuto meno. E c’e’ anche una ricerca che lo dimostra: i test fatti da alcuni ricercatori dell’ Università di Stanford su un gruppo di 11 giocatori di basket. Dopo un ciclo di 6/7 settimane in cui gli atleti hanno dormito per dieci ore al giorno, sono poi notevolemente migliorati sia negli sprint brevi che nelle percentuali dei tiri a canestro, oltre ad una diminuzione dell’affaticamento generale ed ad un miglioramento sia nel gioco che nell’allenamento. La spiegazione e’ scientifica poiche’ la riduzione delle ore di sonno tra le altre cose porta anche a diminuire il contenuto di glicogeno a livello muscolare e quindi porta un aumento della percezione del dolore muscolare in relazione alla fatica. Non solo. Il nostro organismo segue i cosidetti “ritmi circadiani” che fanno si’ che un atleta raggiunga la piena efficenza fisica nel pomeriggio quando la temperatura corporea raggiunge alzandosi anche di un grado rispetto a quella del mattino. Così come non è una scoperta degli ultimi tempi che le prestazioni atletiche si modifichino in maniera importante durante il giorno. Nel pomeriggio-sera si può arrivare ad un picco in positivo compreso fra 11-14%, visto che con l’aumento della temperatura corporea cresce anche la velocità di conduzione degli stimoli nervosi tant’è che la sera è il momento ottimale per ottenere le migliori prestazioni. A patto ovviamente di aver dormito bene e sufficienza.