San Patrignano corre a New York
Da Sanpa a New York il passo non e’ breve ma lunghissimo. Lungo quanto i 42 chilometri di una maratona, anzi molto di piu’: c’e’ una vita in mezzo. Quella di una decina di ragazzi che hanno scommesso sul loro riscatto e sono arrivati la’ dove, solo qualche anno fa, sembrava impossibile. Il via in una maratona, il via a New York per dimostrare che quando si vuole si puo’ quasi tutto. Anzi tutto. La gara sara’ un dettaglio, l’importante domenica mattina e’ essere li’ a Staten Island, essere tra quei 4O mila come promesso. E comunque vada sara’ un successo. Si ricomincia da lì, dalla maratona. Da San Patrignano che sogna New York. Perchè quei 42 lunghissimi chilometri, soprattutto per chi ha sbagliato sulla sua pelle, sono la carta per giocarsi il riscatto. Anche lì a volte si cade, anche lì si fa una fatica tremenda e anche lì arriva sempre un momento in cui si pensa di non farcela più. C’è il rischio di cercare una scorciatoia. Però non si molla, si arriva fino in fondo, per conquistarsi il proprio personalissimo, immenso, pezzetto di gloria. Storie dove la droga non c’è più ma è come se fosse in sospeso. Storie dove la solitudine può trasformarsi in uno zen. Storie di una decina di ragazzi che sono precipitati in un baratro ma hanno trovato un appiglio. E si aggrappano. Grazie a Letizia Moratti che ci ha creduto e grazie a Gabriele Rosa, che domenica non seguira’ con lo sguardo e con il pensiero solo i suoi campioni keniani che probabilmente vinceranno, ma anche questa decina di sconosciuti ragazzi a cui ha insegnato a correre, ad allenarsi, a non mollare. Da «Sanpa» alla maratona di New York e’ anche una sfida per raccogliere fondi per sostenere un progetto sulle tossicodipendenze, un’opera di sensibilizzazione in collaborazione con l’Onu che si sta facendo sempre più importante e che qui a New York verrà presentata al mondo. «Ho accettato di seguire i ragazzi di San Patrignano- spiega Gabriele Rosa – perchè credo che la corsa sia uno strumento che ti permette di fare grandi cose. Da allenatore ho visto atleti che dal nulla sono diventati campioni olimpici. Da medico vedo che muoversi dà vantaggi incredibili alle persone: dai bimbi agli anziani, dai diabetici ai cardiopatici». E adesso è il turno dei ragazzi di San Patrignano. Tocca a loro. Perche la corsa non tradisce mai.