Baldini a New York, il sogno continua
<Bravo, bravo, bravo!!!>. Per Stefano Baldini vale sempre. L’urlo di Franco Bragagna in quel pomeriggio olimpico di Atene, mentre entrava nello stadio Panatinaikò per volare verso la medaglia d’oro della maratona, fa parte della vita sportiva di molti. Un po’ come quel <campioni del mondo!> gridato da Nando Martellini nel 1982 nella notte madrilena del Mundial. Ma quel <bravo, bravo, bravo!!!> per Baldini pare non finire mai. Sarà un fatto di stile, sarà che è entrato di diritto tra i più grandi per ciò che è, per la sua maniera onesta di porsi e per il suo modo serio di essere un campione non solo in gara, sta di fatto che gli applausi continuano. E così anche ieri nella 43ma edizione della New York city marathon. Baldini c’era. Senza proclami nonostante corresse per sostenere un progetto di ActionAid l’organizzazione internazionale impegnata nella lotta alla fame e alla povertà nel mondo in oltre quaranta Paesi. Senza proclami come sempre. C’era confuso tra gli amatori nel pratone di Staten Island, gomito a gomito con i tapascioni di mezzo mondo, qualcuno dei quali probabilmente non si è neppure accorto di avere al suo fianco un pezzo di storia della maratona. Baldini c”era dopo tre anni dal suo ritiro nelle gare ufficiali. Ma tant’è. Pettorale numero 1505 e via. Via perchè chi ha dedicato una vita alla maratona la maratona c’è l’ha dentro come un virus e non c’è cura. Via perchè se c’e anche un buon motivo da sostenere voglia e energie si trovano. E via perchè comunque la classe non è acqua e anche se un campione olimpico ha smesso, non si allena, non si tortura con ripetute, salite e lunghi resta un campione olimpico. Così per Stefano Baldini la 43ma New York city marathon finisce in 2h43’41”, un tempo che tanti, tantissimi, neppure si sognano. Un tempo che una volta di più dimostra ciò che è stato e perchè abbia vinto ciò che ha vinto: correva con gambe e cuore ma soprattutto con la testa. E così ha fatto anche ieri. E’’ partito prudente con un passaggio al 10°km in 40’03”, poi è passato a metà gara in 1h23’24” e ha corso la seconda parte di gara in 1h20’17”. Non male per il suo esordio da “amatore” in una maratona. Finisce con un sorriso e tante strette di mano, con la gioia di essere tornato a correre una maratona. E con la convinzione di aver fatto la cosa giusta. Alcuni anni fa, quando lo incontrai all’Arena di Milano per una delle tante premiziazioni a cui viene invitato gli chiesi cosa avesse rappresentato per lui la maratona. Domanda banale, ammetto. Ma la risposta no: «La maratona è ciò che mi ha permesso di realizzare tutti quei sogni che avevo da ragazzino…». E un sogno non finisce mai anche se non si lotta più per la vittoria…