La maratona, New York e la tabella
“Ho visto la maratona di New York in tv…bellissima. Ma se volessi correrla il prossimo anno devo cominciare a pensarci adesso? E dove trovo una tabella di alllenamento per prepararla ?”. È pieno di tabelle. C’è un mondo di tabelle con date, giorni, sigle, simboli, numeri. Basta digitare da qualche parte “maratona e tabella” e entri in un vortice da cui rischi di non uscire più. La tabella e’ un modo di correre, anzi di più. La tabella e’ soprattutto uno stile di vita dove vengono scandite le scadenze dei tuoi allenamenti con la precisione e la puntigliosita’ di una dichiarazione dei redditi. Ma anche le tue ore, la tua giornata. Corsa, salite, ripetute, ripetute lunghe, medie e brevi. Allunghi, forte e piano, scatti, recuperi: e’ tutto segnato. C’è scritto quando devi correre, quanto devi correre, a che velocità devi correre, a che frequenza cardiaca devi correre. Ti spiega quando è arrivato il momento di ammazzarti di salite, quando scocca l’ora del tuo “lungo” da oltre trenta chilometri, quando dovrai rallentare, accelerare, scattare. È c’è scritto anche quando dovrai fermarti e riposare. Il tutto scandito per minuti, ore, giorni e settimane. Domeniche e festivita’ comprese che verranno santificate con gare e garette piu’ o meno lunghe e piu’ o meno impegnative. Il tutto indicato con una serie di sigle da perderci la testa. E così si comincia a familiarizzare con “Cl+Al”, la corsa lenta piu’ gli allunghi finali, o con la “Cls”, la corsa lunga però un po’ più svelta. Si prende confidenza con la “Clr”‘ la corsa lenta di rigenerazione, con il “rec” e con il def” che altro non sono che il recupero e il defaticamento cioè uno spiraglio di pietà nell’infinita marcia di avvicinamento al giorno della maratona. Si cominciano a fare i conti con il “pm” che e’ il potenziamento muscolare, con “sal”, “rcsal”, “rmsal” e “rlsal” che sono tutte le ripetute possibili che si possono inventare per rendersi conto quanto ci si possa complicare la vita su una salita. C’è anche spazio per l’inglese con il “Fk” (fartlek), con l'”It” (interval training) e con qualche “Var” che sta per variazione ma che non deve illudere perché è sempre corsa, sempre fatica e sempre anche un po’ noia. Chi si affida a una tabella in genere fa un atto di fede. Ci pensa, ci ripensa e poi fa una scelta che maledice almeno mille volte prima del giorno della gara. Mai casuale. Il primo approccio alla tabella e’ quasi sempre fai-da-te. Si accende il computer, si va su Google e si digita la ricerca piu’ generica del mondo: maratona, allenamneti, tabelle. Dieci secondi per capire che e’ tutto meno semplice di quanto ci si aspettava. A parte le sigle incomprensibili, ce ne sono a migliaia. Quale scegliere? Il secondo passo allora sono gli amici di corsa, quelli che sembrano più esperti, i praticoni. Se hanno già finito qualche decina di maratone avranno sicuramente seguito una tabella e infatti ognuno ha la sua. Ovviamente la migliore. Ovviamente, la più efficace. Ovviamente la meno faticosa. È così ci si accoda. È un passa parola infinito, una catena di sant’Antonio della fatica che si alimenta di persona in persona. Ed ogni volta la tabella diventa qualcos’altro perché qualcuno aggiunge e qualcun altro toglie. Fino a diventare tutta un’altra cosa e ripartire da capo. C’è chi la tabella se la cuce addosso da se’, chi se la fa cuci da un trainer, chi copia e incolla e c’è anche chi ci spende dei soldi. Il risultato e’ uguale per tutti. Lo vedi subito chi corre seguendo una tabella. Ha gli occhi pallati , ti parla snocciolando tempi,chilometri e sigle che spesso non hanno senso, vive con nel terrore di saltare un giorno, una ripetuta, il lento medio o l’allungo del giorno. Che se salta e’ davvero un dramma, perché la tabella non concede pause e distrazioni, non c’è modo di rimediare. È un po’ come al liceo con il greco e con il latino…se uno resta indietro con verbi e declinazioni non è semplice recuperare e quando arrivano le versioni da tradurre sono lacrime sangue. Stessa cosa per la corsa. Così i runner “tabellati” vivono nell’ansia. Organizzano le loro giornate in base alla casellina a di allenamento da riempire. Li chiami, chiedi se hanno voglia magari dopo il lavoro di fare una corsetta e la risposta e’ sempre la stessa: “mi piacerebbe, ma oggi io devo fare 10 minuti di Risc, una serie di Rsal sul cavalcavia dietro casa e poi un Def di un quarto d’ora”. Domani? “No domani ho una serie di Rip, pero’ veloci…”. Dopodomani? “Non c’è la faccio ho il lungo…”. Venerdì? “E no, venerdì e’ il giorno di riposo…”. Domenica? “neppure, mi spiace ho un 21 a Rmar”. Come da tabella. Come complicarsi la vita.