Il Giro, il doping e il Coni “fuoritempo”
Il Giro d’Italia quest’anno parte dall’ Irlanda. Giorni fa i miei figli mi hanno chiesto “che c’entra?”. C’entra. In un periodo dove chi trova uno sponsor trova un tesoro è ovvio che organizzatori e squadre vadano dove li portano i contratti. Tre tappe da Belfast a Dublino e poi rientro in Italia il 13 maggio. E cosa succede la mattina del 13 maggio quando finalmente parte la più importante manifestazione di ciclismo del nostro Paese che porta pubblicità, giornalisti, televisioni, interviste, collegamenti nei tg e nelle trasmissioni del mattino? Alle 10 del 13 maggio la Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping del Coni ha fissato l’udienza del procedimento a carico di Paolo Savoldelli. Una strana coincidenza che si fatica a pensare sia casuale. Forse è solo un buon modo per farsi notare, per far vedere che si esiste e si lavora ma comunque una follia che conferma una volta di più quanto “tafazziana” e masochistica sia la gestione del ciclismo italiano. Per il “Falco” sono stati chiesti due anni e otto mesi di inibizione per uso o tentato uso di sostanza o metodo dopante e per essersi avvalso della consulenza e prestazione di soggetto inibito, il medico ferrarese Michele Ferrari. Il tutto stando alle dichiarazioni di Tom Danielson compagno di squadra nel 2005 di Savoldelli e Armstrong. A prescindere dall’indagine, dal fatto che il campione bergamasco neghi tutto dall’inizio alla fine, che il suo nome in tutta questa mega-inchiesta non è stato mai fatto da nessuno dei coinvolti (Danielson escluso) e da tante altre incongruità che non mi convincono, ciò che fa specie è che stiamo parlando del 2005, cioè di quasi dieci anni fa. Ma come può una procura antidoping perdere tempo ( e denari) per indagare su fatti accaduti dieci anni fa? Ma che beneficio porta un’indagine a ritroso su un movimento che invece dovrebbe investire per controllare il presente e il suo futuro? Con la stessa logica cosa dobbiamo spettarci l’anno prossimo un’indagine su Bartali, Coppi o Anquetil? E per finire torniamo all’udienza fissata la mattina del prossimo 13 maggio. Che bisogno c’era di fissarla proprio il giorno dell’arrivo del Giro in Italia? Che urgenza avevano i giudici? Se hanno aspettato dieci anni per convocare Savoldelli…ora di cosa avevano paura? Che andasse in fuga?