Tra calcio e triathlon la differenza c’è. Non da poco e non c’entrano la bici, la corsa il nuoto che sono un’altra cosa che correr dietro a un pallone. Ognuno fa lo sport che preferisce e ci mancherebbe altro e non è affatto vero che i calciatori si allenino meno dei triatleti. Ognuno fa il suo. Punto. La differenza è tutta nella testa dei suoi tifosi a cominciare da quelli più piccoli. Ieri a Busto Arsizio c’era una gara di duathlon dove si sfidavano i più piccoli. Tosti, agguerriti, affaticati, competitivi ma alla fine sorrisi e abbracci per tutti. Anche tra i genitori in tribuna, che non è un dettaglio.  Vince chi vince e chi perde in genere non se la prende con nessuno. Al massimo con se stesso per aver sbagliato una curva, per non aver dato tutto ciò che avrebbe potuto, per non essersi allenato abbastanza e via così.  E’ l’essenza di uno sport che ti spiega che si può perdere anche perchè il tuo avversario è più forte. Succede in un mondiale come in un’olimpiade e se succede gli si rende onore. La differenza con il calcio è tutta qui. Tutta nei commenti di ieri sera dopo l’eliminzazione della Juve firmata dal Benfica in coppa Europa. Sorvolando sulle dichiarazioni dell’allenatore Conte,  ciò che mi hanno colpito di più sono stati due bambini, più o meno la stessa età di quelli che ho visto gareggiare ieri a Busto. Sciarpa bianconera al collo ( ma sarebbe stata la stessa cosa con i colori di un’altra squadra) erano  infuriati, convinti di  aver subito un furto, un torto. Sicuri che la loro fosse chiaramente la squadra più forte e aveva perso solo perchè l’Uefa aveva brigato per farla perdere. NOn un dubbio. Nessun merito per chi aveva vinto.  Il calcio è questo, non tutto (per fortuna) ma un bel po’. Uno sport dove se si perde c’è sempre una colpa mai un merito. Dove c’è sempre un alibi per giustificare la sconfitta. Dove la’vversario non si abbraccia perchè è stato più bravo. L’avversario non esiste, non ha meriti nè qualità.