Nove Colli, quando il ciclismo è storia
Polenta, Pieve di Rivoschio, Ciola, Barbotto, Tiffi, Perticara, Monte Pugliano, il Passo delle Siepi e il Colle Gorolo. Tutti insieme fanno Nove Colli. E tutti insieme fanno anche una delle Granfondo ciclistiche più dure e affascinanti. Era il 1971 quando, di ritorno da una gara fatta in Svizzera, tre amici del fans club Fausto Coppi fondato nel Bar del Corso di Cesenatico dicisero che era arrivato il momento di dar vita a una corsa che regalasse ai suoi audaci partenti un “Brevetto appenninico” che emulasse e addirittura superasse quello alpino svizzero. Detto fatto si misero subito all’opera e il 20 maggio 1971 partì la prima edizione della Nove Colli, il primo trofeo “Cicloturistico Audax di Gran Fondo Sociale“. Erano in 17 e cominciarono la loro fatica alle 5 del mattino dal loro ritrovo abituale: il bar del Corso. Fu il primo tassello della tanto rinomata Nove Colli, che quest’anno è alla 44ma edizione e porta al via migliaia di persone. Dodicimila anche quest’anno. Duecento chilometri da Cesenatico a Cesenatico nel cuore della Romagna, terra di storia e di campioni. E di campioni domenica ce ne saranno parecchi. Tre in grado di raccogliere insieme cinque ori olimpici: Yuri Chechi, Antonio Rossi e Pietro Piller Cottrer. Chechi, “Il signore degli anelli”, è ormai un veterano della Nove Colli dato che ha già preso parte a tre edizioni. L’oggi assessore allo sport lombardo Rossi invece ha già alle spalle una partecipazione e Piller Cottrer, oro alle olimpiadi invernali di Torino 2006 con lo sci di fondo, è al debutto. In gara ci sara anche il direttore tecnico della nazionale azzurra di ciclismo Davide Cassani: “Avevo già partecipato alla Nove Colli nel 1994 – spiga il ct – ma siccome all’epoca ero ancora un professionista non arrivai al traguardo. Domenica parteciperò per il puro piacere di pedalare insieme agli altri dodicimila ciclisti, non voglio perdermi lo spettacolo di una delle granfondo più belle e partecipate al mondo e, visto che si svolge a casa mia, in Romagna, non potevo proprio mancare”.