Quando lo sport è una malattia
Lo sport è una fantastica malattia. Sempre. Quando sudi e fai fatica. Quando il sole ti marchia gambe e braccia, quando il freddo e la pioggia ti fanno solo sognare una doccia calda. Ma lo sport diventa una malattia soprattutto quando, per qualsiasi motivo, non riesci salire sulla tua bici o ad allacciarti le tue scarpe da corsa. E’ come con una donna. Ti innamori, capisci che è la cosa più importante della tua vita anche se poi ne arriverà un’altra e un’altra ancora ma è quando ti pianta in asso che ti rendi conto davvero del vuoto che ti lascia. E hai voglia a riempirlo…Hai un paio di costole ammaccate, forse una, forse tre, forse rotte. Boh? L’unica certezza è un dolore che ti lascia senza fiato. E ti senti come la carrozzeria di un’auto d’epoca che dal liscio asfalto di un’autostrada imbocca uno sterrato. Comincia tutto a cigolare. Male alla schiena, dolori alla spalla, qualche fitta anche sulle gambe. Uno starnuto o un colpo di tosse ti sconquassano, ti aprono in due. E preghi perchè non succeda. Così ti tocca star fermo. Non vedevi l’ora di riposare, di metterti sul divano per mezzo pomeriggio a goderti una tappa del Giro d’Italia e poi il Processo e poi anche TiGiro. Ma non ti passa più. Così provi a concentrarti su “Open” che è la vita di Andrè Agassi, sport anche quello ma da leggere e invece la voglia è un’altra. Tutta colpa delle endorfine che quando ti muovi vanno in circolo e quando non circolano più ti cambiano l’umore. In peggio ovviamente. Bastano tre giorni a farti cambiare ogni prospettiva. Tre giorni cercando di capire quando si potrà ricominciare: non a spingere ma almeno a muoversi. E così mentre aspetti che da qualsiasi parte del tuo corpo arrivi il più piccolo segnale di via libera tiri a lucido la bici, rimetti ordine nello zaino dove ritrovi cose che credevi perdute e con un cacciavite togli i sassi che si sono incastrati nell’intersuola delle tue scarpe da corsa. E’ la lucida follia di una tribù di malati. Di chi fa i conti con la sua dose di sport quotidiano e quando non c’è vive nell’attesa. Nell’attesa che dalla “sala macchine” arrivi l’ordine di dar nuovamente vapore ai motori. “Avanti tutta”, domani si riparte