Ancora doping tra gli amatori. Ma perchè?
Difficile capire cosa spinga un cicloamatore di mezza età a mandar giù delle anfetamine prima di uscire a pedalare la domenica mattina con gli amici. Quale sia la molla che scatta nella testa per cui uno decide di giocarsi la pelle per mettere la sua ruota davanti a quella di tanti altri tapascioni del pedale. Sì perchè di questo si tratta. A quaranta, cinquanta ma anche a trent’anni per quanto in forma e allenati si possa essere bisognerebbe mettersi il cuore in pace. “Bombarsi” per vincere? Ma cosa? Il trofeo del mobilificio? Il prosciutto? Un paio di provole? Però pare che siano in parecchi quelli che non vogliano farsene una ragione. Ieri tra Pavia, Lodi, Brescia e Parma i carabinieri hanno portato a termine una ventina di perquisizioni, firmato tredici denunce, eseguito un arresto e sequestrato un bel po’ di sostanze proibite. Solita “refurtiva” da tossici, tutta conservata a casa di un amatore dell’Oltrepò: 450 pastiglie di anfetamine, testosterone, cortisonici, broncodilatatori, coadiuvanti della respirazione e via così. Non solo. Da un cassetto sono sbucate fuori anche un bel po’ di ricette mediche che servivano per fare la “spesa” ciò a conferma che non fanno tutti da soli. Già visto e già scritto. E’ una piaga fetente tanto quanto quella dei professionisti, resa però più drammatica dal rischio che l’uso di certe sostanze comporta quando è “fai-da-te”. Premesso che (più o meno) ognuno è libero di fare ciò che vuole della propria salute resta inspiegabile il perchè. Ragionando per assurdo si può capire che un professionista faccia uso di doping. Vincere una gara importante, strappare un contratto importante, firmare per alcuni sponsor importanti in un certo senso possono farti svoltare vita e carriera. E quindi il gioco vale la candela. Ma quei <bolliti> di cinquanta’anni che prima di una salita si riempiono di salbutamolo rischiando di collassare perchè lo fanno? Forse perchè in molte gare amatoriali chi vince trova anche qualche soddisfazione in denaro? E allora basterebbe fare ciò che fanno altri Paesi come la Francia e cioè premiare non chi vince ma ad estrazione. Ma non è solo per questo. Se gira tra gli amatori un sacco di robaccia il motivo è anche un altro. Gira perchè per generazioni l’equazione è sempre stata quella assurda che il cisclista è “serio” solo se in casa ha una buona farmacia e gli altri sono solo sfigati pedalatori della domenica. E’ un fatto culturale. C’è uno zoccolo duro che non vuole arrendersi che è cresciuto sportivamente così, che così ha educato gli atleti che ha allenato e addirittura i figli a cui ha fatto fare sport. C’è un modo per uscirne? Certo che c’è. Anzichè spendere soldi ed energie per cercare di scopriree se 15 anni fa chi ha vinto il Giro o il Tour usava Epo o chissà cos’altro, chi deve vigilare si concentri sul futuro di questo sport. Controlli sempre di più e sempre meglio le corse di oggi a cominciare da quelle dei dilettanti. Investa tutto ciò che può sui tecnici seri che spieghino nelle scuole, nei vivai e dove si allenano i ragazzi che c’è un’etica dello sport e che alla lunga premia. Che spieghino che con i farmaci ( quando non si è malati) si rischia la pelle. Che il doping è droga e crea dipendenza e che se uno la usa per far bene in una gara, poi magari comincia a farlo anche per superare un esame a scuola, per darsi coraggio prima di un colloquio di lavoro o anche per far bella figura con la ragazza. Che raccontino ai giovani si può vincere ma che si può anche solo partecipare. E che ogni tanto capita anche di perdere. Ma non è una tragedia…