In bici contromano? Prima impariamo a pedalare…
L’assessore al traffico del Comune di Milano Pierfrancesco Maran va contromano. Vorrebbe andarci in bici nei sensi unici, come fanno in mezza Europa -dice lui- e per questo ha scritto al ministro dei trasporti Maurizio Lupi perchè il governo si dia da fare. Va detto che, anche se l’assessore non chiede un liberalizzazione selvaggia ma il via libera alle due ruote solo in strade che abbiano determinate caratteristiche di sicurezza, questa ennesima battaglia della giunta sta sollevando parecchie polemiche. C’è chi, come il presidente di Ciclobby Eugenio Galli sta con Maran perchè il provvedimento accorcerebbe di fatto i percorsi per le bici, favorendo la ciclabilità e quindi la sicurezza ma c’è anche chi invece come l’Aci non ne vuol proprio sentir parlar perchè lo ritiene troppo pericoloso. Si discute insomma. Però nel dibattito qualche punto andrebbe chiarito. Perchè tante sono le domande. Ad esempio: perchè l’assessore Maran che si batte per liberalizzare i sensi unici alle bici sostenendo che la viabilità per i ciclisti così sarebbe più sicura non si batte con lo stesso vigore per rendere obbligatorio il casco per chi pedala? Lo usano i motociclisti, lo usano i triatleti, lo usano i professionisti al Giro e al Tour che sicuramente pedalano meglio di tanti ciclsiti improvvisati che affollano il centro delle città, lo usano tutti quelli che gareggiano su circuiti chiusi alle auto e allora perchè non chi ogni giorno rischia la pelle nel traffico milanese? E ancora, perchè l’assessore Maran non dà ordine ai vigili di controllare tutte quelle biciclette che di sera viaggiano senza luci? Di controllare tutti quei ciclisti che di notte non hanno nè pettorine gialle nè catarinfrangenti? Quando corro una granfondo o una gara di triatlon i giudici la mia bici la controllano da cima a fondo: e se ho le protesi che escono dai freni di un centimetro mi bloccano. E allora perchè il Comune di Milano che tanto punta sulla viabilità alternativa non mette questa viabilità alternativa sullo stesso piano delle altre? Se un motociclista gira in città senza luci viene multato, la stessa cosa dovrebbe succedere per i ciclisti. E si potrebbe continuare. Si potrebbe continuare stendendo un velo sulle piste ciclabili. Molti in Comune parlano spesso di viabilità ciclistica europea. Ma hanno mai pedalato in Europa? Da noi le ciclabili restano purtroppo un’ipotesi. I tedeschi, ma anche gli svizzeri, gli austriaci, gli svedesi, i belgi, gli olandesi e via così si muovono in bici perché sono culturalmente abituati a farlo ma anche perché hanno le strade riservate per farlo. Da noi andare da una qualsiasi stazione ferroviaria di Milano fino nell’hinterland e’ praticamente impossibile. Così come andare dal centro di Milano sull’Adda, sul Ticino o in un qualsiasi parco della provincia. Non ci sono ciclabili degne di tal nome e soprattutto non c’è uno straccio di indicazione. I tedeschi ma anche gli svizzeri, gli austriaci, gli svedesi, i belgi… insomma quelli di prima, invece hanno due segnaletiche parallele: una per le auto, la stessa, identica, per chi si muove in bici. Si può andare ovunque, da frazione a frazione, da paese a paese, da città a città senza perdersi e sapendo sempre quanti chilometri uno ha percorso e quanti gliene mancano. Mettiamoci al pari degli altri Paesi Europei cominciando da queste cose. Poi pensiamo ad andare contromano.