Quello dell’alfabeto è’ un gioco. Che nei giornali si fa solitamente il giorno dopo un grande evento per raccontarlo dalla A  alla zeta, appunto. E così si può provare a fare un po’ in anticipo  anche per la prima edizione del Garmin Trio di Forte dei Marmi che si chiude domani con la gara sprint dove tra i  favoriti c’è ovviamente Alessandro Fabian. Ma oggi è andata  in archivio la prima giornata con una bella edizione dell’olimpico dove si sono imposti tra gli uomini l’australiano della DDs  Caleb Noble davanti  a Cristiano Iuliano del Firenze triathlon e Michele Insalata  dell’Asd on The Road. Tra le donne vittoria meritata per Margie Santimaria delle Fiamme Oro davanti a Elisa Battistoni del 7070 triathlon e a Monica Borsari del Gruppo Sportivo Pasta Granarolo.

A Come attesa. E ce n’era tanta attorno a questa prima edizione del Garmin Trio. Ma gli oltre 1250 iscritti e l’abitudine del Trio Events  di gestire eventi come Sirmione o come questo hanno fatto si che già dopo la prima giornata si possa azzardare una promozione. L’organizzatore Massimiliano Rovatti ha già detto ch per il prossimo anno ha già in testa nuove soprese. E così l’attesa, che era appena finita, ricomincia…
B come benzina. C’è sempre un momento in una gara di triathlon in cui ti si accende la spia rossa. Benzina finita fare rifornimento…E oggi la spia rosa per molti si accesa già al secondo giro di bicicletta. Così è scattata, spasmodica, la caccia al rifornimento di acqua. Un po’ dove capitava. Nei bar,  nel retro di un’edicola, alla fontanella all’inzio della salita.  Ettolitri di acqua anche nella frazione di running ( però troppo calda) dove alla fine i ragazzini addetti allo spugnaggio si divertivano a anche a fare i gavettoni. Provvidenziali.
C come caldo. Non ci accontentiamo mai. Se fa freddo ci lamentiamo perchè fa freddo, se fa caldo ci lamentiamo perchè fa caldo. Ma oggi a Forte l’estate ha fatto l’estate sul serio. Un caldo pazzesco e un’umidità che non era da meno che hanno fatto pigare le ginocchia di molti atleti  nel finale di gara. Perchè come diceva alla partenza il coordinatore della squadra azzurra d triathlon Sergio Contin “In queste condizioni non fanno doppia fatica solo Fabian e i fenomeni come lui ma anche tutti gli altri che arrivano un’ora dopo. Anzi in proporzione ne fanno di più”. Provare per credere…
 D come discesa. Una ce n’era. E meno male. Dopo dieci chilometri dal via e sette di salita in bici  era l’unico vero momento di respiro di una gara dura a cominciare dal mare dove il vento e la corrente ti portavano lontano dalle boe. La corsa in genere non fa sconti ma alle temperature di oggi ancora meno. Così per respirare un po’ non restavano quei cinque chilometri di discesa. Impagabili e soprattutto perfettamente segnalati.
E come estate. E’ stata brutta e piovosa un po’ ovunque. E unita alla crisi non ha partorito una stagione indimenticabile per alberghi, stabilimenti balnerari e locali delle riviere. Così a Forte è scattata l’operazione “porte aperte” al triathlon che ha portato in Versilia in questo week diverse migliaia di persone tra atleti e famiglie. Un evento non salva una stagione…però aiuta. Chissà se anche altri lo capiscono e ci scommettono un po’…
F come Federazione. La Fitri nel caso specifico. Per fare decollare il triathlon servono eventi come questo di Forte dei Marmi. Servono gare dove si respira il clima internazionale che si respirava oggi, dove ci sono al via i campioni che c’erano oggi e ci saranno domani, dove ci sono numeri, sponsor e  amministrazioni che capiscono cosa si deve fare. Per dirla con una canzone  di Jovanotti: “la decisione è presa, la rotta è segnata e la destinazione è nota. Non resta che salpare….”
G come gioia. Dipinta sulle facce. Dal primo all’ultimo arrivato perchè oggi se davanti si correva come al solito per vincere, in retrovia la sfida era arrivare al traguardo. Correnti, salite e caldo africano sono stati il mix perfetto ( e diabolico) per una gara davvero tosta. Ma quando il gioco di fa duro i triathleti si divertono di più. Gente strana quella che gode nel far fatica. Ma dai sorrisi al traguardo  pare proprio che fossero un po’ tutti distrutti e felici. Valli a capire…
I come idiota. La faccia del tipo che bloccato in fila sulla strada di rientro verso Forte dei Marmi è sceso dalla sua Laguna blu e davanti a moglie e figlio ha pensato bene di vomitare una serie di insulti irriferibili a chi stava passando in bici.  Un esempio, ovviamente da dimenticare
L come Luca De Luca . Corre per l’Aurora triathlon ed è il presidente di Smarathon  la onlus che raccoglie fondi per aiutare la ricerca che cerca una cura per la Sma, la sclerosi muscolare amiotrofica. Fa maratone  da anni e da qualche tempo ha scoperto il triathlon dallo sprint all’Ironman. Non si ferma mai. Oggi a Forte dei Marmi ha corso l’olimpico, domani farà lo sprit e domenica prossima chissà cos’altro.  E intanto si dà da  fare per raccogliere fondi da destinare all’unica speranza che c’è per curare questa malattia. Cioè la ricerca. Basta un clic per andare a vedere il sito www.smarathon.eu
M come mogli. Tante, tantissime al via, all’arrivo e sul lungomare. Tante con body e bici ma tante anche con figli e carrozzine. C’è chi corre e c’è chi fa il tifo o magari aspetta. E non tutte col sorriso stampato in faccia. Soprattutto se il marito o fidanzato arranca con la faccia pallida e stravolta al secondo giro di boa della frazione di running perchè la mezza contrattura rimediata il sabato prima nella gara di Malgrate sta, di lì a pochissimo, per diventare qualcosa di più serio. E allora tu arrivi e ti aspetti l’abbraccio e un bacio e invece scatta il cazziatone. Sante.
N come nuoto. Nel triathlon si comincia sempre così. E stamattina sulla spiaggia di Forte dei Marmi c’era qualcuno che non ci credeva che i milleecinquecento  metri fossero quel bel giretto tra le boe piazzate in mezzo al mare. “Ma arrivate fin laggiù? Ma oltre quello yacht ormeggito al largo?” . Difficile spiegare che è tutto abbastanza normale. Difficile convicere che basta volerlo e lo possono fare tutti. Quasi tutti. “Io non so chi ve lo fa fare…ma visto che ha piovuto tutta l’estate non è meglio sdraiarsi in spiaggia e godersi quest’ultimo sole?”. Forse sì o forse no:  questione di punti di vista.
O come ospitalità.  Il responsabile dello sport del Comune di Forte dei Marmi Lorenzo Lucacchini lo aveva promesso: “Quando ci hanno propoto questa gara l’abbiamo accolta a braccia aperte. La Versilia è terra di ciclisti ma può diventare terra di triatleti…”. E’ stato di parola. C’erano più vigili oggi a Forte per presidiare gli  incroci che a Milano durante una domenica a piedi. Che è tutto dire…
P come pennarello. C’era una volta il pennarello per scrivere i numeri sul braccio e sul polpaccio. E speriamo che ci sia ancora. I tatuaggi adesivi saranno anche più eleganti e più glamour ma intanto dopo una bella sudata con la muta si cancellano ancor prima di salire in bici. E poi togliere ciò che resta diventa una perfetta tortura cinese. Non siamo tutti depilati.
Q come quadrifoglio.  Quello trovato non so dove da mio figlio di 11 anni. “Sai papà che porta fortuna? E sai che se esprimi un desiderio entro 50 giorni si avvera? Io ho chiesto la Kuota come quella di Daniel Fontana, quella che è esposta nello stand che sta nel villaggio. Però poi tu mi devi comprare il casco che taglia il vento…”. Ognuno ha i figli che si merita.
R come radio Deejay. Musica,  tanta musica, un festa, un dj set. Ma soprattutto tanta compagnia per tutto il giorno. La chicca un imperdibile  cappellino di paglia con tanto di di logo e date dell’ultima tournèè che faceva bella mostra di se sulla bancarella di uno stand al prezzo di 8 euro.  Assolutamente da comprare e mettere subito al posto del casco per poi fare i conti con i giudici della Fitri. Ma non è che la radio della maratona si sta innamorando del triathlon?
S come sinfonie. E’ il sibilo delle bicilette che scivolano sull’asfalto. E il rumore del tuo fiato che si fa più intenso quando comincia la salita. Ma anche quello dei cambi che scendono e salgono alla ricerca di un rapporto che ti dia un po’ di sollievo. E il rumore dell’acqua che ti rimbomba nelle orecchie protette dalla cuffia quando stai nuotando in mare. Fatica e pace, non capita sempre. E’ il rumore delle tue scarpe nell’ultima frazione che si fa più sordo e pesante più passano i chilometri. Magie da triathlon. Non tutti capiscono.
T come turisti, soprattutto francesi. La Versilia è un po’ come la Costa azzurra, non ha bisogno di presentazioni. Arrivano turisti da tutto il mondo e anche dalla Francia. E li riconosci subito i francesi quando seguono una gara da dietro le transenne. Sono i più entusiasti, i più tifosi. i più chiassosi e i più contagiosi. Anche quelle due ragazze che al primo giro di bici erano appostate all’ingresso del lungomare. Non so chi stessero aspettando ma hanno fatto un tifo d’inferno anche quando sono passato io. Averne…
U come umidità. I giudici della Fitri misurano la temperatura dell’acqua e decidono se ci si può tuffare o meno con la muta. E oggi, esclusi i “nonnetti” che ora si arrabbieranno un bel po’ perchè li chiamo così, non si poteva. Sarebbe bello se si potesse conoscere anche la percentuale di umidità durante una gara. Così, tanto per curiosità, e per capire cosa ti aspetta…
V come velocità. 70 orari: la mia. In bici nell’unico tratto di discesa. Il solo momento di ebbrezza in una gara dove sono andato piano, anzi pianissino dall’inzio alla fine. Se una giornata è storta ognuno fa quello che può e, come diceva Totò “modestamente…io posso”
Z come le zone di transizione. Zona cambio. Oggi quella di Forte dei Marmi era davvero uno spettacolo. Centinaia e centinaia di bici, centinaia ne centinaia di caschi appoggiati sopra, centinaia e centinai di scarpette a fianco. Un colpo d’occhio davvero unico. Nulla da invidiare alle grandi gare dei grandi circuiti. Era ora