Quando una tapasciata vale la maratona di New York
Maratona di Chicago, di Boston, tra qualche setimana Amsterdam, Venezia e poi New York. E ancora i mondiali di Ironman a Kona nelle Hawaii, i campionati italiani di triathlon, gli Europei. Insomma grandi gare. Ma non si vive solo di gare tirate, di crono, di pettorali col nome, di tempi perfetti scanditi dai chip e di arrivi tra due ali di folla. C’è un mondo che suda in retrovia, a volte per fatti suoi, altre nelle garette più defilate e nell tapasciate. SEmbra un brutto modo di dire “tapasciata” e invece c’è tutto un mondo dietro, una filosofia di corsa e anche un po’ di vita. Senza esagerare. ovviamente. Non esiste paesino, quartiere, associazione o gruppo sportivo che non organizzi la sua . La tapasciata è la quintessenza della corsa amatoriale. Ci si iscrive la mattina stessa con un <investimento> che va dai tre ai cinque euro. Si ritira il pettorale, che spesso è un cartoncino dal appendere al collo con una cordicella, e si parte quando si è pronti. Via, senza aspettare nessuno, su un percorso che se ne va per campi e cascine segnato da fettucce rosse e bianche appese ai rami o da strisce di gesso tracciate per terra. Ci sono anche i cartelli che indicano i chilometri e puntualmente vengono corretti dai <runners> più zelanti armati di Gps. Grandiosi i ristori. Si trovano acqua, tè, integratori, biscotti, frutta secca ma, soprattutto d’inverno in qualche posto dell’Oltrepò, anche il vin brulè. Alcuni anni fa, in una garetta che girava attorno all’Idroscalo ai 15 chilometri, mi è capitato di vedere anche una griglia con le salsicce. Ma andiamo avanti. Fino alla fine. L’arrivo coincide sempre con la partenza. Si supera il traguardo e se non si è perso il cartellino d’iscrizione si ha diritto al <riconoscimento> o pacco gara, chiamatelo come volete. Scordatevi maglie tecniche, cremine per massaggi, integratori e depliant vari. Nella borsa di cellophane che solitamente si ritira sul cassone di un camion ci sono solo cose da mangiare: dagli gnocchi , alle bottiglie di vino; dalle salamelle, alla mortadellona; dalle confezioni di pasta e pelati,alle orecchiette fresche sottovuoto. Si corre così ogni domenica mattina in ogni angolo d’Italia. Ed è bello anche così…