Schwazer e Kostner, ma chi è il colpevole?
C’è parecchio da riflettere sul ciclone che ha travolto prima Alex Schwazer e poi Carolina Kostner. C’è molto da riflettere perchè tutta la vicenda rischia di diventare paradossale. Schwazer, che ha confessato di aver fatto uso di Epo e che è stato giustamenente squalificato, a gennaio 2016 avrà saldato il suo conto con la giustizia e quindi, come ha annunciato, vorrebbe provare a qualificarsi per le olimpiadi di Rio. La Kostner che non si è mai dopata, che continua a sostenere di non aver mai coperto i traffici del suo allora fidanzato, che mai in carriera è stata sfiorata da sospetti di doping rischia invece una squalifica di 4 anni e più e quindi di finire qui la sua carriera. Altro che prossime olimpiadi. Non so da che parte si possa prendere tutta questa storia per trovarne un senso. Ma da qualsiasi parte la si prenda un senso non ce l’ha. Non ha senso che un atleta che non si è mai dopata si becchi una squalifica ben più salata rispetto ad altri atleti che invece il doping l’hanno usato eccome. Non è nella logica delle cose. Non ha senso forse neppure che un atleta dopato e reo confesso, benchè abbia pagato per le sue colpe, vada ai Giochi. E non ha senso infine che sul ritorno di Schwazer alle gare il presidente del Coni Giovanni Malagò, non si pronunci o meglio faccia un po’ il pesce in barile: «Alex spera di andare ai Giochi di Rio? – ha detto Malagò un paio di giorni fa a margine di un convegno sul doping- Su questo argomento non faccio il tifo nè in un senso e neppure nell’altro. Ci sono delle norme e questo vale sia nella giustizia sportiva che in quella ordinaria. Sono norme non certo legiferate da me che dicono come a fronte di un tipo di comportamento sia prevista una certa entità della pena e alla fine dell’entità della pena uno è padrone di andare vivere su un’isola in Australia e staccare la spina con il resto del mondo, piuttosto che tornare a gareggiare, e uno non può che prenderne atto». Certo, a rigor di logica e a rigor di legge, il discorso non fa una grinza, ma tra ciò che non si può fare ed è punito dalla legge e ciò che si può invece fare ma è assolutamente inopprtuno a volte il confine è breve. E il presidente del Coni ha il dovere di fissare tutti i paletti del caso. Altro che non fare il tifo per nessuno…