Strade bianche, la corsa antica…
Vincerà Fabian Cancellara come nel 2008 o come nel 2012? Oppure Vincenzo Nibali. O alzerà le braccia sul traguardo Peter Sagan o forse Alejandro Valverde, Stannard, Terpstra, Gerrans, Vanmarcke o Moreno Moser? Non conta e non importa. Ciò che fa la differenza nella nona edizione della Strade Bianche organizzata da Rcs-Gazzetta dello sport che parte domani da San Giminiano è che una corsa di altri tempi, una via di mezzo tra una Roubaix e un Fiandre che potrebbe corrersi anche a Frittole nel 1400, quasi 1500. Duecento chilometri facendo i conti con gli sterrati in un tempo dove il gruppo è abituato a fermarsi per protesta se non trova strade asfaltate di fresco. Duecento chilometri tra la polvere se non piove oppure nel fango senza fare un plissè. Duecento chilometri che si possono disegnare solo tra le colline toscane, tra vigne e contrade che sanno d’antico, tra storia, casali. filari cipressi alti, schietti, giovinetti…. E non a caso si arriva in piazza del campo che a Siena, ma non solo a Siena, è il simbolo del Palio. Altra storia che profumna di tempi andati. Duecento chilometri che andrebbero corsi con le vecchie maglie di lana, altrochè body. Duecento chilometri dove il cambio elettronico è solo un impiccio. Dove la squadra conta ma la differenza la fa chi in bici sa fare, osare e carambolare. Dove la fatica torna ad essere antica. Come usa nel ciclismo. Come sempre. Ma un po’ più che altrove…