Che senso ha la maratona? Tanti
Si affannano in molti cercando di dare un senso alla maratona. Ed è un affannarsi scomposto perchè un senso non c’è. Meglio, non ce n’è uno solo. Chi decide di affrontare la fatica enorme di una 42 chilometri ha sempre dentro qualcosa di speciale. Di speciale per se stesso. C’è chi parte per vincere, chi per migliorarsi, chi per arrivare, chi per dimostrare che quasi sempre è la volonta che muove le cose e la vita. E la maratona, nel racconto personale di ognuno, è la metafora perfetta della vita che non sempre è rose e fiori, che spesso è in salita, che tante volte ci fa chiedere perchè, che è tenacia, gioia ma anche sconforto e voglia di tornare indietro. In quarantadue chilometri tutto ciò passa nella testa e davanti agli occhi più spesso di quanto si pensi. E anche se hai migliaia di persone attorno che corrono e fativano con te, che ti appladuono che ti dicono di non mollare alla fine il conto è sempre e solo il tuo. Così una maratona sono sempre mille storie. Sportive, personali, gioiose, malinconiche e spesso di riscatto. L’ Unesco Cities Marathon che si correrà tra due domeniche è un bel contenitore di tutto questo. Una maratona speciale già dal percorso, perchè correre da Cividale del Friuli, antica capitale longobarda, fino ad Aquileia, centro dalle importanti vestigia romane e scoprire che le due cittadine patrimonio dell’Unesco sono distanti esattamente 42 chilometri è già un buon inizio. Ma c’è dell’altro. Quest’anno racconterà una serie di storie di cui non è difficile ogliere il senso. Al via ci sarà Rebekah Gregory Di Martino, la giovane americana coinvolta nell’attentato alla maratona di Boston del 2013. Rimase gravemente ferita e numerosi interventi chirurgici non sono stati sufficienti ad evitarle l’amputazione di una gamba. Negli Stati Uniti è diventata un simbolo. Ora è pronta a raccontare la sua storia, fatta di tenacia e ottimismo, anche in Italia e sarà la testimonial dell’Unesco Cities Marathon School, la grande staffetta scolastica che sabato 28 marzo animerà il centro di Cividale del Friuli. Poi, domenica, testerà la sua nuova protesi correndo sulle strade friulane, un primo passo per tornare a Boston, partecipare alla maratona e chiudere così quel cerchio interrotto due anni fa, a pochi metri dal traguardo della corsa. E poi c’è Laura Bassi, anche la sua è una sfida da raccontare. L’anno scorso venne coinvolta in un grave incidente stradale, in seguito al quale le venne amputata una gamba e con la maratona proverà a dimostrare che si può continuare a guardare avanti, magari da un’altra prospettiva. Correrà su una carrozzina, con l’aiuto degli amici e del professor Mauro Ferrari, scienziato udinese che tornerà in Italia dagli Stati Uniti, dov’è presidente dello Houston Methodist Research Institute, che l’ha seguita. Infine Smileagain Fvg, l’associazione fondata dal medico udinese Giuseppe Losasso, che dal 2004 dà assistenza alle donne pakistane sfregiate dall’acido. Saranno al via anche loro e Iram Saeed sarà ad Aquileia, al traguardo della maratona, per portare la propria testimonianza di donna ferita, nel fisico e nella psiche, cui Smileagain fvg ha restituito la dignità e il sorriso.