La bici che arriva dalla Polonia
C’è un detto a Milano che, tradotto, dice che ognuno deve fare il suo mestiere. Così pochi giorni quando mi hanno proposto di fare un “test bike” per una la nuova Ventus Tri race Frame della Saroni pensavo a uno scherzo. E’ un po’ come chiedere a uno che fa le consegne su un furgone in città di provare il pista la Ferrari che il prossimo anno correrà il mondiale. Provare la nuova fuoriserie da crono della casa polacca , firmata da Jacek Guzowski una della glorie nazionali del ciclismo su pista e strada di quel Paese, è cosa da esperti, da ciclisti veri come quelli della nazionale. Però un “test” a volte può anche essere un’altra cosa, qualcosa da inesperti che ovviamente non fa testo ma che serve solo a dar notizia che la nuova flotta Saroni, dopo Regno Unito, Portugallo, Russia, Francia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Spagna, tra poche settimane arriverà anche in Italia distribuita da Claudio Raschiani a Milano . Disse anni fa il mio ex direttore Vittorio Feltri arrivando al Giornale che, spesso, gli articoli migliori di sport li scrivono i cronisti politici e viceversa. Perchè colgono sensazioni che magari a chi tratta gli stessi argomenti da anni sfuggono per routine o perchè sottintesi. E allora ieri, sul durissimo tracciato del triathlon Bellagio-Ghisallo, per la prima volta sono salito in sella alla fuoriserie rossa in fibra di carbonio montata Durace Shimano con ruote in carbonio a profilo da 40 centimetri della Jagu. Non ci vuol molto a capire che, soprattutto in salita, se uno passa da una bici che supera abbondantemente i 10 chili ad una che ne pesa molti meno qualche vantaggio ce l’ha. E non ci vuol molto neppure a rendersi contro che la Ventus Tri Race non solo è leggera ma anche piacevolmente compatta e reattiva. Risponde bene ai cambi di potenza sia quando si spinge da seduti sia quando ci si alza sui pedali. Poi si guida facile e , visto che in discesa non siamo tutti savoldelli, questo è un altro punto a favore. Fine. Qui si ferma e finisce il mio (inutile) commento tecnico perchè il fatto che la bici sia anche piacevolmete disegnata rientra nei gusti personali e quindi non incide. Il resto sono sensazioni. Perchè una bici nuova, qualunque essa sia, è sempre un sogno in un cassetto. é un po’ ritornar bambini. E’ il gioco che continua anche a cinquant’anni. E’ la voglia che non ti passa mai. Che che la domenica mattina ti fa uscire piova, nevichi o venga giù il cielo. Che ti fa caricare la bici in auto per andare a correre una granfondo a 400 chilometri da casa, e poi tornare per andare a lavorare. La bici sono quelli che si accampano sulla cima Coppi la notte prima e stanno lì per ore godendo quei trenta secondi quando passa il gruppo. Sono quelli che la bici in albergo la portano in stanza. Quelli che in garage hanno il poster di Moser che a Città del Messico fa il record dell’ora. Quelli che in discesa sotto la maglietta mettono ancora il giornale. Quelli che quando li incroci in allenamento fanno finta di salutarti ma ti fanno la radiografia. Quelli che se ti gli prendi la ruota s’incazzano, accelerano e ti fanno sputare l’anima. Quelli che se non sei depilato non “vai”, che i palmer erano tutta un’altra cosa, e la bici nuova da 7 mila euro per la moglie è sempre un affarone da 800 euro…