Paltrinieri, 14 minuti per un oro
“Quando non l’ho visto entrare in camera di chiamata ho detto scherzando all’americano di fianco a me che non sarebbe venuto perchè aveva paura…Poi però non è arrivato sul serio e allora ho avuto paura io!”. Il fifone è Gregorio Paltrinieri nuovo campione mondiale dei 1500 nel nuoto, il cinese che non si è presentato in finale a Kazan per un non meglio identificato problema cardiaco o perchè ( si dice) sia venuto alle mani con un coach brasiliano dopo uno scontro in vasca di riscaldamento è Sung Yang primatista mondiale e olimpionico in carica. Quattordici minuti e 39 secondi per nuotare mille cinquecento metri. La stessa distanza di un triathlon olimpico. La stessa fatica che cerchi di leggere nelle immagini subacquee spiando le bracciate, le gambate, la respirazione. Ma Paltrinieri è siluro che va a velocità doppia. Quattordici minuti in cui hai il tempo per pensare tutto e il contrario si tutto. Per farti mille domande, per farti venire mille dubbi, per gasarti e per abbatterti e alla fine per gioire. L’intervista a bordo vasca di Gregorio Paltrinieri subito dopo la sua fantastica vittoria è l’esempio di quanto siano precari gli equilibri nella testa di uno sportivo. Ti prepari un anno per fare la gara al fianco del tuo avversario di sempre e poi sei costretto e rivedere tutto perchè lui all’ultimo momento dà forfait. Sparisce ogni punto di riferimento. Anzi, il punto di riferimento diventi tu perchè tutti gli altri nuotano mettendoti nel mirino. Da cacciatore diventi la preda e non è una bella sensazione. Ecco perchè l’azzurro delle Fiamme Oro alla fine faceva fatica anche a gioire: «Non sapevo cosa fare, sono entrato in acqua con mille dubbi e mille paure in più, non c’era Sun Yang e avevo il triplo della paura, mi sentivo come perso. Ho aperto forte, ma la gara non è stata bellissima. Sono contentissimo dell’oro mondiale ma pensavo di fare molto meno, magari avendo Sun Yang l’avrei fatto, ma è stata una gara forzata sin dall’inizio. Non essendoci lui mi sono detto: cavolo devo vincere per forzà. Mi sentivo ancora più agitato. È stato brutto, ma bello alla fine». Brutto ma bello. Anzi bellissimo.