Maratona di Berlino, i keniani vincono anche senza scarpe
Sarà la storia, sarà il miscuglio perfetto tra ciò che c’era e che poi è stato distrutto e ciò che è stato ricostruito. Sarà che hai spesso la sensazione di trovarti in una frontiera d’avanguardia urbanistica dove la sperimentazione delle forme architettoniche si sposa con la razionalità tedesca. E funziona. La quarantaduesima maratona di Berlino sembra quasi tenere insieme tutte le anime di questa città in perenne trasformazione. E’ legata a luoghi della storia, fotografie di una metropoli riunificata ma in qualche scorcio ancora da ricomporre. E non solo al Checkpoint Charlie. La maratona di Berlino è il fascino del Flughafen Templehof , il vecchio aeroporto fatto costuire dal Fuehrer oggi spazio fieristico dove sembra che il tempo si sia fermato, dove entri e improvvisamenete è come se ti trovassi nel bel mezzo di un film sulla Seconda guerra mondiale quando proprio lì, su quella pista enorme oggi spazio espositivo, atterravano e partivano gli Stukas o i bombardieri Junkers del Terzo Reich. Si parte dalla porta di Brandenburgo, si attraversano i quartieri di Mitte e Tiergarten, passando davanti a edifici e piazze, come il Reichstag e il Berliner Dom, il Castello di Charlottenburg e Potsdamer Platz. Così da sempre per una delle più belle e più partecipate maratone al mondo. E così anche oggi oggi con il solito, prevedibile, trionfo del Kenya. Niente record come da queste parti sono abituati ma comunque miglior tempo dell’anno sulla distanza di maratona. A tagliare per primo è stato il trentenne Eliud Kipchoge in 2:04:01 che oggi è arrivato al traguardo con le solette penzolanti perchè dal settimo chilometro gli erano uscite dalla scarpe. Primo Kipchoge che già aveva vinto a Londra ed è alla sua quinta vittoria su sei maratone corse, davanti al connazionale Eliud Kiptanui, secondo in 2:05:22. Terzo l’etiope Feyisa Lilesa con il tempo di 2:06:57. Tra le donne successo della kenyana Gladys Cherono (2:19:25) che ha preceduto le etiopi Aberu Kebede (2:20:48) e Meseret Hailu (2:24:33). Gloria keniana quindi. Anzi no, gloria per tutti a cominciare dalla nostra Deborah Toniolo all’esordio nella 42 km tedesca, che si è piazzata sedicesima in 2h31’28 e per tutti quelli che hanno tagliato il traguardo come sempre accade in maratona perchè l’importante è arrivare idipendentemente dal crono. Anche quando le cose si complicano più del dovuto. Come è successo ad Alex Zanardi che a 9 km dal traguardo è rimasto senza la catena della sua Hand Bike. Era la sua prima volta aBerlino, città dove era stato ricoverato dopo il suo incidente alle gambe: “Per quel che Berlino ha dato alla mia vita, non avanzo nulla- ha scritto in un tweet- Ma sportivamente parlando, la gara di oggi reclama vendetta! Ci vediamo nel 2016!”.