Elbaman, l’ironman con una storia italiana
Basta guardare lo spettacolo di colori della partenza all’alba. Basta leggere i racconti e raccogliere le emozioni di chi c’era. Basta salire su un traghetto a Piombino e andare là. Perché poi un ironman, scritto con la i minuscola , in Italia c’è già. Eccome se c’è. Quindi tutta sta frenesia nell’aspettare che il prossimo anno “finalmente ci sarà un Ironman (con la i maiuscola) anche da noi…” sinceramente pare un po’ eccessiva. L’ironman italiano è una decina d’anni che c’è. Nato nel 2004 come triathlon medio, dal 2005 l’ Elbaman è l’unica competizione Italiana su distanza full (Iron). Ci si tuffa nella baia di Marina di Campo, si pedala su un percorso non facile che è in pratica un anello nella parte ocidentale dell’isola e poi la maratona si corre su un circuito multilap pianeggiante interno all’abitato di Marina di Campo. Duro il giusto, tecnico il giusto, bello come sa esserlo solo l’Isola d’Elba. Niente da invidiare a nessuno. Anzi. Tant’è che nel 2010 Elbaman è stato inserito tra le migliori 10 competizioni al mondo distanza iron dalla rivista Triathlete USA. Si è corso quest’anno come tutti gli anni. Si è corso domenica scorsa e sulla distanza regina, Ironman Full distance, il dominatoree è stato il belga Lucky Berlage che con lo stratosferico crono di 9h26m si è messo dietro di oltre 1 ora il secondo classificato . Prima delle Ironwomen è stata invece la tedesca Carolin Engelke Horn che ha chiuso la sua fatica con il tempo di 11:40:03.26. Sulla mezza distanza hanno vinto invece lo svizzero Gabriel Hopf in 4h49m tra gli uomini e Marta Bernardi del Tri Evolution in 5h15m. Fin qui più meno la cronaca. Ma l’Elbaman, come tutte queste, gare, è anche tante altre cose insieme. Qui forse un po’ di più perché è il fascino particolare di quest’isola che un po’ la differenza la fa. Così se è magica l’immagine dei triatleti che all’alba entrano in mare nella baia di Marina di Campo in u trionfo di di colori, allo stesso modo è magico il racconto di chi ha corso qui per la prima volta ed è rimasto folgorato: “Mi sveglio e parto, da solo, che le cose peggiori non vogliono compagnia- racconta Luca Lanzara arrivato al traguardo in 13 ore e spiccioli- Seicento chilometri e poi traghetto. Niente, non scatta niente, nessuna motivazione. Ritiro il pettorale, preparo le borse, sistemo tutto, e niente, sono ancora con la testa a casa mia. Mi metto nel letto, …un cencio, stanco ed arrabbiato. Mi sveglio che e’ notte, le 4.30, e’ ora e ancora niente. Scendo a fare colazione, un caffè’, scrocco una sigaretta all’unico che poteva averne, il portiere di notte, che la sala era piene di uomini in assenza di peli, figurati di tabacco, ed esco. Mi tolgo le scarpe e fumando inizio a camminare, nella pineta, guardo i miei piedi ed accade la magia. La pineta, casa, bambino, l’incoscienza, la leggerezza. Ed allora la vocina si fa sentire e mi dice: “jamm bell, ca’ voglio turna’ a casa mia!”. E sono in acqua, in bici, sulle mie gambe, e poi al traguardo, e poi seduto a fumare e mangiare, e come sempre a pensare al viaggio, che conta più di tutte le mete del mondo. Finita, 226 km, che lo sapevo, io, che perciò’ non avrei dovuto iscrivermi, che sarebbe iniziata l’ennesima storia d’amore, che ci vediamo l’anno prossimo, Elba. Adesso tuo…”. Ci sono tanti modi di correre un ironman. E ci sono tanti ironman. E poi cè l’Elbaman e non non c’entrano maiuscole o minuscole…
FOTO: http://www.elbadrone.it/