Aru, c’è un’isola che pedala con lui
E’ rimasto lì a godersela. A godersi la sua gente e la sua Sardegna che è una spinta ma anche una responsabilità. Non era giornata di fughe e scatti per Fabio Aru. Non c’era nessuno da staccare o da andare a prendere, nessuna maglia da difendere o conquistare. La domenica del “cavallino sardo”, come lo chiamano i telecronisti di Eurosport, era giorno di raccolto. Dopo una stagione dove ha seminato alla grande, dove ha spiegato un po’ a tutti che il ragazzino è cresciuto e adesso, nel salotto buono del ciclismo mondiale, c’è anche lui col suo sorriso sbarazzino che in salita diventa un ghigno indecifrabile. E così il vincitore della Vuelta stamattina era al via della “PedalAru” nella sua Villacidro nel Medio Campidano, una cinquantina di chilometri da Cagliari. Terra cruda, come ricordano ancora le molte case costruite in mattoni impastati con fango e paglia tagliuzzata per renderle più resistenti. Terra di vallate dai nomi impronunciabili dove si incontrano cervi e mufloni, di chiese campestri, di siti minerari abbandonati e di cascate messe in versi anche da D’Annunzio. Terra dominata dal monte Linas e battuta dal maestrale che sulla costa ha disegnato la magia delle Dune di Piscinas. Terra di triathlon e di mountainbike ed ora terra di stradisti. Tutti con Fabio Aru, un’Isola con Fabio Aru per una bagno di folla con amici, parenti, ex compagni di scuola ed ex professori. Tra selfie, abbracci, strette di mano, autografi e discorsi ufficiali sul palco col sindaco Teresa Pani che dopo avergli ricordato che è l’orgoglio di Villacidro ma anche della Sardegna e dell’Italia gli strappa anche una promessa: gli strappa anche una promessa: “Proverò stuzzicare chi può fare qualcosa – ha assicurato il campioncino dell’Astana- ma , sarebbe davvero importante riportare una tappa del Giro d’Italia in Sardegna». Difficile. Non impossibile ma difficile perchè ormai valgono le logiche economiche e non contano la bellezza, il fascino e la storia di una terra che fa la differenza sempre. Anche stamattina. Con un tifo da stadio per il suo campione. Che prima ha pedalato con i bambini in un mini circuito e poi con i più grandi arrivati per lui da tutte le parti della Sardegna. E c’era anche Paolo Tiralongo, compagno di squadra dell’Astana, ma soprattutto suo amico e un po’ fratello maggiore che non si è voluto perdere la festa che corona una stagione con due tappe vinte al Giro d’Italia, un secondo posto finale e il capolavoro alla Vuelta . Il futuro è tutto da scoprire. Ma forse no. Il futuro, anche se il programma non è ancora ufficiale potrebbe essere quello buono per correre nelle strade di Francia al Tour e poi su quelle di Rio alle prossime olimpiadi. Fabio Aru c’è e quasi certamente ci sarà. E non da solo: c’è un’isola che pedala con lui.