Tour de France 2016 - 19-10-2015 - Mont Saint-MichelIl Tour è il Tour a prescindere. E i francesi se lo tengono da conto, come gli inglesi con Wimbledon. Il Tour è il Tour con i suoi riti, con il suo traguardo finale sui Campi Elisi che guai a toccarlo, con un Pease che per tre settimane si muove con la corsa, vive con la coprsa, respira e sussulta con la corsa. Tv e giornali compresi. Da noi non va così. Bisogna rassgenarsi. Da noi il Giro arriva sempre un po’ dopo.  Però così i francesi hanno costruito il mito della Grand Boucle, terzo evento sportivo al mondo dopo i mondiali di calcio e ele olimpiadi. Un business enorme con un giro di sponsor che supera i 150 milioni e con cifre da capogiro per chi arriva primo a Parigi, per chi vince le tappe o indossa la maglia gialla anche per un sol giorno . Chi vince un Tour de France resta nella storia anche se poi magari lo cancellano. Chi vince il Tour de France svolta nella via che porta alla gloria sportiva. Domani alle 11,30, nel Palazzo dei Congressi di Parigi, viene tolto il velo sull’edizione numero 103 . Come solo sanno fare il francesi sarà un cerimonia importante. Degna del Tour che, già si sa, scatterà da Mont Saint-Michel il 2 luglio e vivrà le prime tre tappe sulle strade della bassa Normandia.  Quest’anno non ci sarà il pavè  e il primo arrivo in salita dovrebbe essere quello di Super Lorian, sul Massiccio Centrale. Le grandi montagne arriveranno alla fine della prima settimana, con le tre tappe pirenaiche: primo arrivo a Lac de Payolle, poi Bagneres de Luchon, infine il tappone di Andorra.  Un giorno di riposo e poi la tappa più attesa  il 14 luglio, festa nazionale francese, con la scalata del mitico Mont Ventoux, il Monte Calvo, spazzato dai venti Mistral, dove non cresce mai l’erba e dove sono state scritte le pagine più esaltanti e drammatiche della corsa.  Gran finale con lo sconfinamento in Svizzera le quattro tappe alpine decisive: a Emosson, Megeve, Saint Gervais Mont Blanc e Morzine. L’ultima tappa sarà l’immancabile festa parigina sui Campi Elisi. Neanche a dirlo. Perchè la storia vuole così e i francesi hanno capito come funziona.