La costa azzurra? Vale un maratona
C’era anche il sindaco di Nizza al via dell’ottava edizione della maratona delle Alpi Marittime, da Nizza a Cannes. Christian Estrosi, gloria francese del motociclismo, ed ora primo cittadino in trincea contro l’invasione dei migranti, l’uomo che ha costretto a cambiare idea anche a Francois Hollande, ieri ha corso sul serio arrivando al traguardo tra gli applausi in 4 ore e venti minuti. Non male. Un paio di secondi dopo, praticamente al suo fianco, è arrivato un altro nome noto della politica francese quel Jean che di cognome fa Sarkozy ed che è il rampollo 27enne di papà Sarkò che la Francia l’ha guidata per diversi anni e forse spera ancora di guidarla. Vista così una maratona sembra un po’ la strada verso il potere ma, politici a parte, al via della Nizza-Cannes ieri c’erano 14.3oo maratoneti di tutti i colori, le fedi, i paesi e le convinzioni. Tutti felici . Per la bella giornata, per un mare piatto e pulito dove in tanti da queste parti ancora nuotano e per una maratona che è uno spettacolo vero dal primo al 42mo chilometro. Dopo la scomparsa della Maratona di Monaco che oggi è la Ventimiglia – Monaco di 24, 5 km, la Maratona della Alpi Marittime resta l’unica 42 km della costa azzurra. Organizzata da Azur Sport Organisation la gara è tutta una citazione di luoghi famosi e storici. Parte dalla Promenade des Anglais a Nizza e si è conclude a Boulevard de la Croisette a Cannes dove ad attendere gli atleti viene steso un tappeto rosso che è poi quello del festival internazionale del cinema: ca va sans dire. Il percorso è tutto sulla litoranea che porta ad attraversare la Costa Azzurra, da Saint Laurent-du-Var a Cagnes-su-mer, Villeneuve-Loubet, Antibes Juan-les-pins, e Vallauris Golfe-Juan. Ed è tutto da accarezzare con gli occhi. Correre con il mare a sinistra e con 23-24 gradi l’otto di novembre è una sensazione che ti scalda il cuore. Così i chilometri volano via, metro dopo metro, ristoro dopo ristoro che per il caldo l’organizzazione ha pensato bene di mettere ogni due chilometri e mezzo, nota dopo nota perchè c’erano complessini e band di percussionisti in ogni angolo. Resti a bocca aperta ad ammirare le casette provenzali di Cagnes, cambi opinione quando attraversi le “Vele” a Loubet che dall’autostrada sembrano due enormi, assurdi condomini e in realtà sono invece un mondo a sè con porto e negozietti per certi versi affascinante. Resti ammirato dalla salita sulle antiche mura di Antibes che ti portano a correre strapiombo sul mare che poi non ti abbandona più praticamente fino a Cannes. Si corre e ci si guarda intorno. Si corre e anche una maratona diventa più live, senza il rumore di una macchina, ascoltando il battere dell suole, senza nessuno che protesta e con i francesi che si fanno in quattro per farti coraggio, per applaudirti per dirti che sei “super” che, con l’accento sulla e, come lo dicono loro non lo dice nessuno. Forti i francesi. Che vivono lo sport un po’ diversamente da noi. Meno da impallinati, meno da fissati. Per loro la parola d’ordine è partecipare e infatti ci provano in tanti. Lo capisci già dalla mattina all’alba quando sali sul treno che da Cannes ti porta a Nizza. Entri e non c’è l’odore forte di crema da massaggi che trovi, tanto per fare un esempio, sulla metro di Roma o Milano prima del via. Tutti molto più rilassati, magari un po meno tecnici, magari un po’ meno tirati, magari un po’ più improvvisati, magari anche un po’ avanti con gli anni. Però poi alla fine corrono e alla fine arrivano. Chi forte e chi piano ma tutti soddisfatti e divertiti. Poi ovviamente c’è anche chi va veloce. Tanti. Più di tutti Barnabas Kiptum, il keniano che ieri è arrivato a braccia alzate sulla Croisette in 2 ore 10 minuti e 43 secondi. Niente record ma applausi, medaglie e foto sullo sfondo del teatro che ogni anno ospita la baraonda di vip e star durante il Festival del Cinema. Qui va così. Passa tutto su un tappeto rosso che è storia che è diventato tradizione come il Tour o il Roland Garros. E fa business. Il resto lo fanno un tuffo in mare, le baguettes calde sfornate ad ogni ora, una passeggiata nel mercatino d’epoca sul lungomare e i ristorantini che servono ostriche e pesce in piatti giganti appoggiati alla “come si può” su tavolini piccolissimi. Sono tutti qui i maratoneti che hanno finito. Li riconosci per fantastica la maglietta nera dell’Adidas che davanti ha il logo della maratona e dietro il percorso, per le facce sorridenti e un po’ stravolte e perchè camminano trascinandosi tutti a piedi nudi. Un mondo che arriva un po’ da ogni posto e che oggi ripartirà. Come la bella signora danese ( “charmante” direbbero da queste parti) che festeggia la sua staffetta brindando con le tre amiche e una bottiglia di champagne o come la giovane parigina che, con un cartello, ha seguito di paese in paese il suo Olivier che era al suo debutto in una maratona. Poi arrivano i “nostri”. Tanti, tantissimi come sempre. Da Milano, da Paderno, da Rozzano in una trentina con le maglie rosse del “Qdr” che ormai sono un po’ ovunque. E anche da Terni che è un “viaggio” che vale una vacanza. Fine. Con una foto, pardon un “selfie” perchè adesso si dice così, sul tappeto rosso dove sono passate tutte le star del cinema. C’è gloria per tutti. E oggi tocca ai maratoneti.