Smog, bici e mobilità: non è guerra
Automobilisti contro ciclisti che non vanno sulle ciclabili, ciclisti contro pedoni che corrono sulle ciclabili, ciclisti contro automobilisti che invadono le ciclabili, automobilisti contro pedoni che non attraversano sulle pedonali…Si potrebbe continuare all’infinito. Ma la mobilità non è una guerra, non è un tutti contro tutti con insulti, minacce, risse e dispetti. La mobilità è un piano organico che deve avere come obbiettivo quello di rendere le città più vivibili. Perchè è chiaro che le città, tutte le città non sono MIlano, sono sempre meno vivibili, sempre più intasate e sempre più inquinate. Oggi per i milanesi costretti da 35 giorni di fila e 99 dall’inizio dell’anno a respirare veleni è il terzo e ultimo giorno di stop al traffico. Un blocco dalle 10 alle 16 che in realtà non è un blocco perchè, chi deve lavorare o sbrigare qualche faccenda in realtà continua a farlo in auto, giocando un po d’anticipo oppure aspettando che il divieto finisca. Il blocco delle auto quindi non serve per migliorare la qualità dell’aria. . E lo dicono le centraline dell’Arpa che dopo il primo giorno di stop hanno sentenziato che i veleni sono ancora lì e purtroppo tocca respirarli. Non serve ad abbattere le polveri ma comunque a qualcosa serve. È un segnale che il sindaco Giuliano Pisapia comunque ha avuto il coraggio di dare probabilmente dicendo che se le grandi città vogliono cercare di sopravvivere e di vivere meglio hanno l’obbligo di pensare a una mobilità diversa. Troppe auto, troppa gomma, troppo di tutto, non ci si sta più. C’è una mobilità pubblica che deve essere potenziata e diventare più efficiente e c’è una mobilità privata a motore che deve fare un esame di coscienza. È davvero così necessario accompagnare tutte le mattine i figli scuola in auto? È davvero così indispensabile andare a far compere e posteggiare in seconda fila? Non si può fare a meno di usare l’auto la sera per andare a bere una birra sui Navigli? Ma deve essere ripensato anche il lavoro che, oggi come oggi, è tutto un via vai di furgoni e furgoncini. È davvero così indispensabile che le merci vengano consegnate più o meno negli stessi orari in cui aprono scuole e uffici? Ed è davvero necessario che ogni ditta, porti le proprie merci a destinazione? Non si potrebbero, ad esempio, consegnare magari di notte, magari utilizzando una centrale di smistamento fuori città che utilizzi mezzi elettrici o magari usando le metropolitane? Ipotesi o forse utopie. Però mai si comincia mai si fa. Altrimenti tra 10 anni saremo qui a ancora a discutere di blocchi…