Triatleti: 10 motivi per assumerli
Chi fa triathlon ha una chanche in più e nel prossimo curriculum che invierà se la giochi senza esitazione. Titolo di studio, età, moglie, figli, esperienze precedenti e hobby ma soprattutto “triatleta”. Scrivere e sottolineare o evidenziare in giallo o in blu, perchè conta. Eccome se conta. Il messaggio in bottiglia, ma forse in questo caso in borraccia, arriva alle aziende da un sito spagnolo che spiega perchè ci sono almeno dieci ottime ragioni per scegliere di assumere qualcuno che nuoti, pedali o corra. Più pronti, meno malati e più disponibili ? Non solo. I dieci comandamenti che dovrebbero seguire i cacciatori di teste nel decidere su quale candidato puntare sono una summa di elogi che possono anche sembrare eccessivi. E forse lo sono pensando a un decalogo che vale ciò che vale. Coriacei, volitivi, capaci di rispettare impegni e parole date, organizzati, adattabili, euforici, produttivi e ottimi per lavorare i squadra i triatleti (e le triatlete) sono i dipendenti perfetti per ogni imprenditore. C’è la fila per assumerli. O almeno dovrebbe… Cosa chiedere ancora? Magari una bici da crono come benefit, i biglietti aerei pagati per gli stage alle Canarie, un paio di giorni la settimana di permesso sportivo retribuito per organizzarsi i lunghi in bici e ovviamente tutti i fine settimana liberi nel periodo delle gare…
Rispettare gli impegni
Vi siete mai chiesti perchè i triatleti trovano la forza di tuffarsi all’alba, prima del lavoro, o di uscire in bici nonostante il freddo, il vento e spesso la pioggia? Perché lo fanno? Perché si erano impegnati a farlo. Perchè meglio di altri capiscono cosa significhi prendere un impegno e cosa significhi mantenerlo. Cosa significhi rispettare un appuntamento o svolgere un lavoro prestabilito senza rimandarlo. In azienda come in allenamento. Se uno rimanda un’uscita in bici, un allenamento in vasca o un lungo di corsa perchè piove, perchè ha freddo, è stanco oppure semplicemente non ha voglia poi si trova con due uscite in bici, due sessioni di nuoto e due lunghi da fare. Meglio rispettare le scadenze quindi. E per chi valuta i curriculum negli uffici del personale questo non è un dettaglio.Raggiungere gli obbiettivi
Pochi meglio dei triatleti sanno fissarsi un obbiettivo. Si circoletta una data sul calendario e quello diventa il punto di arrivo della preparazione o di un lavoro. La parola d’ordine è programmare con un conto alla rovescia che generalmente viene rispettato e che è uno dei modi migliori per lavorare. Da quel momento produttività e organizzazione procedono di pari passo. Ed è provato che una delle migliori caratteristiche di un triatleta sia proprio quella di sapersi organizzare al meglio, di gestire allenamenti e lavoro, di non avere troppi tempi morti. La produttività in azienda aumenta perchè più un lavoro viene portato a termine nei tempi giusti, meno rinunce toccano quando arriva il momento di mettersi la borsa in spalla ed andare ad allenarsi.Organizzazione del lavoro
Questo punto non passa a pieni voti, ma con il massimo dei voti. Un triatleta in azienda, soprattutto nei posti di reponsabilità, è un valore aggiunto nell’organizzazione del lavoro. Pochissime incertezze quando si tatta di organizzare il lavoro degli altri o anche il proprio. E d’altronde non può che essere così. Basta pensare all’organizzazione di una zona cambio o, più semplicemente, a quella del proprio zaino. La preparazione di una gara è un rito ma anche un grande esercizio di razionalità per non dimenticare occhialini, muta, cuffia, ciabatte, casco, scarpe per il ciclismo, per la corsa, occhiali, berrettino e chissà cos’altro ancora.Capacità di adattamento
Ottima. E serve perchè spesso in un’azienda cambiano le persone con cui si lavora, cambiano gli obbiettivi, cambiano gli incarichi. Il triatleta è uno che si adatta più velocemente di qualsiasi altro a un nuovo programma. L’esempio è quello degli allenamenti. Il programma prevedeva 10 mila metri di corsa veloce e pochi minuti prima di uscire si scatena un temporale di quelli che proprio non è cosa? Si ripiega su un tapis roulant in palestra e se non c’è, piuttosto che niente, ci si tuffa in vasca per nuotare. Idem se il programma era un’uscita in bici. L’alternativa sono i rulli, sempre lì, sempre pronti…Forza di volontà
E’ uno slogan che molti triatleti ripetono e si ripetono forse per convincersene: “Mai mollare…”. E’ quasi sempre così. Perchè ci sono gare , frazioni di bici o di nuoto, mezze maratone o maratone in cui davvero andare avanti, aggiungere un passo a un altro è uno sforzo imenso. Però si fa. Fino all’ultimo metro, fino all’ultima goccia di sudore. A volte, va detto, anche oltre il buonsenso. E questo è un limite. Ci sono arrivi di gare lunghe, di maratone con atleti che si trascinano oltre ogni logica e correndo rischi che sembrano eccessivi. La forza di volontàa è sicuramente un pregio ma non bisogna abusarne.Lavorare in squadra
Il triathlon è uno sport individuale. Ma solo nel giorno della gara. Al via ci si arriva con i “compiti fatti” insieme a molte altre persone. A un trainer ( per chi ce l’ha) e ai compagni di squadra che sono fondamentali quando si nuota, si corre e si pedala perchè un conto è farsi 150 chilometri in bici o 30 a piedi soli con i propri pensieri, un altro condividere chiacchiere e fatica con chi ha la tua stessa passione. E le squadre di triathlon sono grandi squadre dove si impara a stare in squadra ma soprattutto a “fare squadra”Atteggiamento positivo
L’atteggiamento è un altro punto fondamentale che un cacciatore di teste o il responsabile di un ufficio personale valuta quando fa un colloquio. Anche perchè è una di quelle poche cose che non si possono mettere nel curriculum . Che cosa significa questo? Che un triatleta parte in vantaggio perchè è abituato a non scoraggiarsi o non farsi condizionare da nulla. Dalle boe che sembrano lontanissime, da 180 chilometri in bici che sono un Milano-Bologna in autostrada ma basta non pensarci, da una maratona che però in realtà sono quattro giri da 10. Atteggiamento positivo di fronte a un’impresa e motivazione sono ottima benzina per superare le difficoltà che si incontrano su un percorso o in un progetto. E fanno la differenza.Produttività
I triatleti sono abituati alla fatica. Di più: godono nel fare fatica. E se c’è chi pensa che siano matti in realtà questa forma apparente di masochismo altro non è che un principio metabolico che crea benessere attraverso la produzione di endorfine. Un triatleta è quasi sempre entusiasta ed è un buon conduttore di energia anche nell’ambiente di lavoro. E se vale la regola che i lavoratori “felici” sono nell’ 88 per cento dei casi più più produttivi rispetto a quelli con atteggiamento negativo si fa presto a far due conti.Controllo dello stress
Questo è un aspetto fondamentale nella vita di tutti i giorni e soprattutto sul lavoro. Perchè perché a seconda di come si gestisce lo stress si ottengono risultati migliori o peggiori. Le gare di triathlon, a tutti i livelli, in questo senso aiutano. Se è stressante gestire una zona cambio perchè pochi secondi nello sfilarti un paio di scarpe potrebbero pregiudicare una gara, così è stressante affrontare una gara di otto, nove dodici ore cercando di gestire lo sforzo e non pensare alla fatica. Ci si abitua con la testa ad affrontare le situazioni. E torna comodo anche al lavoro quando si ha a che fare con piani di formazione prussiani ma anche con i compiti quotidiani.Il coraggio
Il coraggio è un ottimo propellente. Nella vita, nello sport, nel lavoro. Serve coraggio per tuffarsi in mare ma serve coraggio anche per accettare un incarico che può sembrare impossibile. Serve coraggio per iscriversi a un ironman ma serve coraggio anche per non accettare che il proprio mestiere diventi routine. Diceva Don Abbondio che uno il coraggio o ce l’ha o non ce l’ha…E lui non ce l’aveva. Ho conosciuto triatleti che sembrava non avessero il coraggio di provarci, poi ci hanno preso gusto…