Ecologia fa rima con sport?
L’altra mattina chiacchierando con Gianni Poli alla conferenza stampa della Stramilano si parlava, come capita sempre, di corsa e di gare. Delle due sue gare la Cortina-Dobbiaco e la Sarnico-Lovere. Due corse fantastiche e chi le ha corse lo sa che però negli ultimi anni hanno fatto un passo avanti e non solo nell’organizzazione dell’evento agonistico ma anche di ciò che sta intorno. E ciò che sta intorno sono posti bellissimi, dal Lago d’Iseo alle Dolomiti addirittura patrimonio dell’ Unesco. Lo sforzo, ma sarebbe più giusto dire l”obbligo, è lasciare tutto come era prima della gara. Molti a chiacchiere lo dicono, poi però quando si tratta di farlo si accorgono che non è così semplice. Perchè non è che basta essere runner (o ciclisti) per essere ecologici. Anzi. Basta dare un’occhiata a cosa lasciano dietro di se’ maratoneti o pedalatori delle granfondo dopo un ristoro per capire che la strada per costruire una coscienza ecologica tra chi fa sport e’ ancora tanto, ma tanto lunga. E non c’entra se a gettare per terra un bicchiere o i tetrapak di un gel sia il primo (che forse un po’ si può comprendere) o l’ultimo dei tapascioni che invece potrebbe tranquillamente fermarsi e utilizzare cesti o bidoni perché tanto non cambierebbe nulla. E’ un fatto di cultura. E la cultura si costruisce negli anni, gara dopo gara. Così questa cultura che va oltre la corsa o la granfondo ciclistica la stanno costruendo corse come la Cortina-Dobbiaco che fa del rispetto ambientale una priorità assoluta, inventandosi anche speciali raccoglitori dei rifiuti dopo i ristori che non consentono alibi. O corse come la Maratona delle Dolomiti dove anche le borracce date ai ciclisti sono biodegradabili e dove un paio di anni fa l’organizzatore Mikil Costa squalificò il primo classificato perché a un paio di chilometri dal traguardo getto’ sull’asfalto la carta di una barretta. Chapeau! Inutile indignarsi. E poi perché? Certo fa tanto professionista buttare la borraccia vuota sul ciglio della strada ma dietro ai prof c’è poi chi pulisce. Dietro agli altri no. Bisognerebbe indignarsi quindi nel vedere i segni del passaggio di una corsa su un sentiero delle Dolomiti, su un single track a fianco del Ticino ma anche nelle strade di qualsiasi quartiere di una qualsiasi città . Così fa piacere scoprire che tra tanti che fanno chiacchiere su ecologia, sostenibilità e coscienza ambientale c’è anche chi fa cose concrete.