C’è un Giro azzurro davanti al Giro
C’è un Giro che corre davanti al Giro. C’è un Giro che pedala con campioni che hanno vinto mondiali e olimpiadi, solo per il gusto di pedalare. Perchè cinquanta, sessanta, settanta chilometri sulle strade dove un paio di ore dopo passerà chi si sta giocando la maglia rosa sono una bella emozione. C’è già tutto. Ci sono le transenne, gli archi che fanno il conto alla rovescia dei chilometri, i gonfiabili pubblicitari. C’è anche il pubblico che, tra una salamella e un bicchiere di vino, sta aspettando Nibali e compagnia e un po’ si soprende nel vedere arrivare un gruppo annunciato da moto e auto della corsa. Forse non capisce e allora nel dubbio applaude. C’è un Giro che corre davanti al Giro ormai da 14 anni e fa sognare un bel po’ di appassionati: <Benvenuta l’onda azzurra sul traguardo di Cividale….> saluta lo speaker ufficiale della Rosa. Ed è il Giro di Banca Mediolanum che al Giro è un po’ ovunque, sulle transenne, sui cartelli dei 500, dei 20, del 100 metri al traguardo, sui traguardi delle cime, sulla maglia di Damiano Cunego che con un colpo finale ad una carriera gloriosa (ma che sarebbe potuta essere più gloriosa) sta vincendo quest’anno la classifica dello scalatore migliore. “Pedalate azzurre che per noi sono ormai una tradizione e in qualche occasione hanno portato al via anche più di cento persone” racconta Massimo Doris, amministratore delegato, che da suo padre Ennio ha raccolto il testimone e anche la passione per la bicicletta. La prima come un sogno, Cicli Reballato a Castelfranco Veneto, desiderata come si desiderano le cose quando si è bambini che poi arrivano quando uno meno se le aspetta. O quando uno se le merita. Da allora non è più sceso di sella. E si vede che pedala. Si vede che ci sa stare in bici: “No quest’anno ho pedalato poco- racconta- Sono uscito qualche volta nell’Oltrepo’ ma questa di Cividale del Friuli per me è la quinta uscita. Mi piacerebbe corre la Maratona dles Dolomites ma ci voglio andare con una preparazione un po’ più seria. Quella è una gara stupenda ma se non sei allenato non ti diverti. Anzi, diventa una sofferenza…>. Troppe salite. Anche se poi le salite restano l’essenza di uno sport dove la fatica è un premio. Premio azzurro da qualche anno. Da quando Mediolanum è sponsor ufficiale del Gran Premio della Montagna. Ma con le pedalate le maglie azzurre finiscono anche sulle spalle di chi il sogno del Giro solitamente lo vive in tv. Oltre trenta appuntamenti nelle località di partenza e di arrivo di tappa in compagnia di Francesco Moser, Gianni Motta, Maurizio Fondriest e Paolo Bettini. E così ti capita di pedalare fianco a fianco di chi ha vinto mondiali e medaglie olimpiche. Maurizio Fondriest ha smesso di correre 18 anni fa ma sembra ieri. Anzi non sembra proprio perchè lo vedi arrivare in bici ed è tiratissimo. Ha il viso scavato proprio come allora, come quando nel 1988 conquistò il traguardo iridato ai mondiali di Renaix : “No, non è proprio così- sorride- Sembra ieri ma gli anni passano, allora avevo 23 anni e oggi qualcuno in più….”. Ma la bici resta al centro. Lo ascolti parlare, ti fermi ad ascoltare come racconta una gara o una salita, vedi come gesticola con le mani quasi stesse ancora guidando la bici giù da una discesa e capisci che i ciclisti restano ciclisti per sempre. E i campioni anche. E’ una regola che vale per tutti anche se spesso i mondi sono diversi e distanti. Paolo Bettini sta a Fondriest come un gran vino rosso ad un magnifico bianco con le bollicine del Tentino. “Puoi allenarti quanto vuoi- spiega il Grillo – ma la differenza la fai a tavola. Quando corri devi per forza rinunciare a qualcosa ma dopo … E cibo e vino sono una bella tentazione”. Qualche chiletto rispetto alla volata di Atene, quando fulminò Sergio Paulinho mettendosi al collo l’oro olimpico, c’è. Ma sono passati anche dodici anni. Una vita. Poi vedi l’ex ct della nazionale azzurra in gruppo e sembra che il tempo si sia quasi fermato. Pedala rotondo come sempre, come allora. Pedala che è un piacere perchè adesso è davvero solo un piacere. Da Cividale a Cividale, girando al largo dalle salite del Giro, sono sessantatrè chilometri che volano via in un paio di ore, c’è anche il tempo per un caffè. Poi si torna sulla strada del Giro ed è una volata finale a raccogliere gli applausi, anche troppo generosi, di una tribuna centrale che sta aspettando la corsa vera. Finisce con Maurizio Fondriest che ricorda le iniziative solidali di Fondazione Mediolanum Onlus, anche quest’anno a sostegno di un progetto tutto italiano. “Bambini oltre la soglia è un progetto nato per aiutare le associazioni impegnate a contrastare la povertà in Italia e sostenere 415 bambini in tutta Italia che vivono in condizioni di povertà estrema – spiega allo speaker del Giro- per poter dare loro un pasto adeguato al giorno, un luogo sicuro in cui stare e dove ricevere la giusta istruzione. I fondi li raccogliamo noi con queste iniziative e con le nostre cene”. Il resto lo fa , come negli anni passati, Fondazione Mediolanum Onlus che raddoppia le somme raccolte in occasione del Giro d’Italia. C’è un Giro che pedala davanti al Giro e che non fa solo passerella…