Challenge, il sogno di Venezia
Pronti. Anche Venezia pare pronta, checchè se ne lamenti un tassista che dalla stazione ci porta al Parco San Giuliano.: “Domani è domenica, ci sono i bus dei turisti russi…Ci mancavate solo voi con le biciclette”. Da Rimini a Milano a Venezia la storia è sempre la stessa. La domenica mattina è consacrata ai riti di chi in genere non fa sport e allora sotto la Madonnina c’è chi vuole andare con la macchina in porta Genova a compare i pasticcini fermandosi proprio davanti la sua pasticceria preferita e in Riviera e c’è chi ci vuole arrivare fino al Bagno 68 che è quello dove va da vent’anni. Non un metro più in là. Tutto ciò che intoppa è un guaio. Ma a Venezia per fortuna c’è il mare. Che fa la differenza in tante cose e la farà domattina alle sei e mezzo anche per gli oltre 800 triatleti che partiranno nelle prima edizione del Challenge Venice. Bella sfida. Dopo l’Elbaman questo è il primo full distance italiano che, per chi non è del mestiere, sono 3,8 chilometri a nuoto, 180 in bici e 42 di corsa. Ed è un evento a tutto tondo. Ma bella sfida soprattutto perchè tuffarsi dalle Fondamenta di San Giobbe e nuotare fino al Parco San Giuliano a Mestre non capita sempre. Venezia è Venezia. Una città da film e di poesia che da domani può diventare anche un città per quel romanzo che è sempre una gara full distance. Ognuno scrive ciò che vuole e ciò che può ma è sempre un qualcosa che resta. Ci si prova. Massimo Cigana, che partirà con il numero uno, non ha dubbi: “Sarà una gara veloce, il nuoto è piatto e nel circuito in bici l’unico problema può essere il vento. Cosa mi aspetto? Un gran tifo. Abito a due chilometri da qui e domani saranno in tanti gli amici che verranno a fare il tifo”. E ci sarà gran tifo anche per Martina Dogana fresca campionessa italiana sulla mezza distanza che qui corre in casa e che qui potrebbe già mettere il sigillo su una stagione iniziata bene e continuata meglio. Da parco San Giuliano in bici si va nei territori del Comune di Venezia, da Marcon e Quarto d’Altino, a Meolo, Roncade a Monastier: “E sarà una festa- promette l’organizzatore Matteo Gerevini– ci sono paesi che hanno preparato centinaia di metri di striscioni per accogliere gli atleti. Volevamo fosse un Challenge che coinvolgesse un po’ tutti e speriamo che cosi sia…”. Sarà così. Ma un cero a Giove pluvio andrebbe acceso. Perchè è tutto in volteggiare di nuvoloni neri, di temporali, mezzi temporali improvvisi e di apparizioni di un sole che va e viene. E quando viene è caldo, caldissimo che solleva l’umidità dai prati e che fa “evaporare” questo meraviglioso pezzo di terra veneta. Così chi domani dovrà correre non sa cosa augurarsi, non sa se sperare che piova, che smetta, che riprenda o che ci sia il sole e vada come vada. E’ l’incertezza che ti frega in una gara così lunga. Così chiedi consiglio a chi ne sa, sperando di esorcizzare quel filo d’ansia che sale più passano le ore. Chiedi a Ivan Risti, fresco sposo con Elena Casiraghi, che ha l’aria serena di uno che queste gare le fa da “pro” e che forse è più sereno del solito anche perchè domani correrà solo la staffetta per fare sul serio solo tra qualche settimana a Pescara: “Consigli? – sorride- Innanzitutto non stare tutto il giorno in piedi, vai riposarti un po’. Poi stai tranquillo, non esagerare in bici e soprattutto, divertiti…”. La fa facile. E la fa facile anche Alessandro De Gasperi che approfitta di un raggio di sole per allenarsi correndo sul percorso della maratona già perfettamente fettucciato. Correrà Klagenfurt ma domani sarà della partita solo nella frazione in bici per sostenere con Risti il #FunCharityRelay, una staffetta ideata per raccogliere fondi a favore di Wamba Onlus, l’ associazione che si occupa di bambini meno fortunati e in particolare lavora con i malati di SMA, l’atrofis muscolare spinale. “La gara di domani?- spiega il Dega- Spero solo non ci sia questa umidità…”. Ma una ricetta per non arrivare al traguardo sfiniti probabilmente non c’è. Non c’è forse neanche una logica in tutto ciò. Nella razionalità spiegazioni non se ne trovano. Non le trova il tassista che domattina ha il terrore di intrupparsi tra i bus dei russi, non le trova il “cummenda” che s’infuria con i maratoneti a Milano perchè i pasticcini dellea domenica deve andarseli a compare a piedi e non le trovano neppure quelli che a Rimini tra la città e il mare, per una volta l’anno, si imbattono con fettucce bianche e rosse del Challenge a sbarrar loro la strada. Ma è chiaro che domattina gli ottocento folli che si metteranno la cuffia e gli occhialini per tuffarsi dalle fondamenta di San Giobbe non cercano spiegazioni, non rincorrono una logica. Inseguono un sogno. E Venezia è pronta a regalarlo…