Schwazer, punto e a capo?
In attesa di capire, vale la cronaca. E’ presto per farsi un’idea sulla vicenda tribolata di Alex Schwazer positivo per la seconda volta dopo controllo antidoping effettuato dalla Iaaf, la federazione internazionale di atletica, il 1° gennaio scorso a Vipiteno. Il marciatore azzurro sarebbe risultato positivo a steroidi anabolizzanti. Siamo punto e a capo verrebbe da dire. Ma questa volta non ci sono lacrime. Non arrivano le scuse che in verità non erano arrivate neppure quattro anni fa. Non c’è nulla di cui pentirsi. “E’ un incubo per me- ha spiegato ieri l’azzurro durante la sua conferenza stampa all’hotel Laurin di Bolzano- La peggior cosa che potesse succedermi però posso giurare che questa volta si andrà in fondo perché ho investito troppo in questo ritorno. Quattro anni fa avevo sbagliato questa volta no, sono pulito. Come 4 anni fa sono qui a metterci la faccia per rispetto nei miei confronti confronti e per chi mi è stato vicino. Questa volta non devo fare scuse perché non ho fatto alcun errore. Anzi da un anno e mezzo con tanta fatica sto facendo il contrario. Sono andato a Roma con Sandro Donati al quale ho chiesto di fare tutto il possibile affinché il mio ritorno fosse pulito. C’è troppa ostilità nei miei confronti, qualcuno non vuole che vada ai Giochi anche io spero ancora di andare a Rio”. E questa è la versione di Schwazer. Che attacca. E attaccano anche il suo legale che domani presenterà in Procura una denuncia penale contro ignoti perchè per la difesa dell’azzurro dietro questa positività ci sarebbe un complotto e qualcuno potrebbe avere anche manipolato il sangue di una provetta e il tecnico che lo ha seguito in questo suo rientro: “Mi sono reso conto di due cose- spiega Sandro Donati– la prima è che l’atleta trovato positivo diventa una preda, un soggetto singolo e debole su cui ci si può accanire. La seconda è che l’odio che c’era nei miei confronti per le mie lotte al doping doveva trovare una vendetta. Eccola servita… Non lascerò mai Alex. Considerando il passato lui è l’idendikit perfetto dell’atleta che si dopa all’insaputa dell’allenatore e di coloro che gli stanno accanto. Quindi quale migliore pretesto avrei avuto per abbandonarlo dicendo che non me ne ero accorto. Questo non accadrà mai resterò accanto ad Alex”. E questa è la versione di Donati. Il resto arriverà, almeno si spera. Perchè è chiaro che questa storia, che ormai si trascina da troppi anni, di tutto ha bisogno tranne che di un finale così. Giallo è il colore che si usa quando non si è in grado di arrivare alla verità. E questo sarebbe il vero dramma per l’atletica che con il doping ormai è costretta a fare i conti ma che proverà purtroppo a tergiversare. Schwazer? Il suo caso è solo uno dei tanti. Nulla di più. ” Parlare a caldo e’ meglio non farlo e bisogna aspettare- ha detto l’azzurra Elisa Rigaudo raggiunta da un controllo antidoping mentre era al Quirinale per la presentazione ufficiale della squadra olimpica- Io mi sono fatta già la mia opinione a Londra, non bisognava arrivare a Rio. Vorrei continuare a credere che funzioni l’antidoping, spero che questa macchina funzioni bene. Per me era una persona quasi indifferente, era un capitolo chiuso, per me non esisteva più Schwazer…”. E questa è la versione di chi di complotti proprio non vuol sentir parlare. Ovviamente…continua.