Macerone, magia della salita
I francesi le loro salite le fanno diventare monumenti. C’è la storia, c’è l’amor patrio di un popolo che non si vergogna a cantare la Marsigliese appena può, c’è l’intelligenza di dar valore a luoghi che così portano turismo e poi, giustamente, c’è anche un po’ di marketing che mette insieme tutte queste cose e la fa diventare un prodotto che si vende. Così la gente viene e pedalare sul Monte Ventoux o sull’Alpe d’Huez, si porta la famiglia, si ferma per una vacanza e torna a casa con un bel souvenir giallo a forma di paracarro. E magari torna e convince qualche altro a venire perchè in questi casi vale più il passaparola di uno spot in tv. Da noi qualcuno ha capito che bisogna fare così, ma non tutt. Soprattutto al Sud. E non è che dall’Abruzzo in giù ci sono posti e salite meno nobili e affascinanti di quelle dei cugini, Una di queste è il Macerone, un po’ Molise un po’ Abruzzo tanta storia e tante storie da raccontare. L’ultimo a scriverne un pezzo, pochi mesi fa, è stato Tom Dumoulin ma da Bartali a Coppi, da Hinault, Merckx, Indurain, Moser, Nibali e Froome di qui sono passati tutti. Isernia, Vandra in uno uno spettacolo di tornanti fino al passo di Rionero Sannitico e poi su ancora per la Sferracavalli da Castel di Sangro a Roccaraso. Una pedalata verso il cielo, che soprattutto nella parte molisana è una panacea per lo spirito perchè da queste parti, soprattutto dopo l’avvento di un paio di superstrade che hanno tolto di mezzo il traffico che da Napoli va a Pescara, le provinciali è quasi come se fossero piste ciclabili. Niente traffico, natura praticamente intatta, un silenzio “assordante” che ti fa godere il rumore del tuo respiro o lo scricchiolare dei brecciolini sotto le gomme della bici. L’unico pericolo sono qualche gregge di pecore che ti puoi ritrovare davanti dopo una curva cieca o qualche cane che gironzola senza padrone. Ma è un paradiso per chi ama pedalare. Con il cielo che più azzurro che altrove, con le nuvole che sono più bianche e più veloci che mai, con il tempo che, anche d’estate, da queste parti cambia sempre più in fretta di quanto si possa prevedere. L’avessero i francesi una salita così sarebbe tappa fissa del Tour e di qualche pacchetto turistico con tutti gli annessi e connessi che ne farebbero in qualche anno meta ambita per pedalatori. Diventerebbe “Le Maceron” con l’accento sull’ultima sillaba che fa tanto chic. Oggi invece sugli ultimi sei chilometri del Macerone che vanno da Acquaviva a Rionero sembrava non c’era anima viva. Non una macchina, non in furgone, non un ciclista. Nemmeno un pastore. Ed è una magia anche questa. Forse di più….