L’Eroica, un atto d’amore
“L’Eroica non invecchia mai perchè qui in tanti hanno trovato il modo di allungarsi la vita…”. E’ un atto d’amore. Chissà cosa aveva in testa Giancarlo Brocci vent’anni fa quando ha pensato all’Eroica. Forse proprio questa cosa qui. O forse no, ma poco cambia. Perchè l’Eroica è la “creatura” che tutti i padri vorrebbero. Un atto d’amore verso uno sport che nasce epico e che proprio in questa epopea infinita del “fango, della fatica e del sudore” ritrova un pezzo del suo futuro. L’eroica è un atto d’amore verso un territorio che ormai parla più inglese che toscano, che è una cartolina di quelle che non ingialliscono e che proprio con queste strade sterrate che ricordano il tempo che fu s’è inventata un turismo che fa numeri e qualità. L’eroica è un atto d’amore verso chi ha scritto la storia, come Felice Gimondi, secondo a nessuno neppure a quel Cannibale che gli ha tolto il sonno. Felice che quest’anno torna con quella maglia rosa della Salvarani con cui vinse il Giro quasi cinquant’anni fa. Ma è un atto d’amore per tutti i settemila che domenica mattina da Gaiole si metteranno sulla via. Tanta o poca non fa differenza. Non sono mai i chilometri a fare la differenza. Perchè l’Eroica è muscoli e fatica ma è anche pedalare senza fretta, assaporare il gusto inconfondibile dell’impresa, i profumi, i colori, i ristori con il pane e col lardo, con le torte fatte in casa, con il Chianti nelle borracce. E’ un viaggio infinito tra religioni e costumi in una perfetta prova generale di quella che dovrebbe essere l’integrazione. Sono le storie di uomini e donne d’ogni età, tutti “eroici”, come si dice su queste strade, perchè tutto poi viene magicamente tenuto insieme dalla passione per la bicicletta che fa nascere amori, amicizie, rapporti che poi restano nel tempo. E che ogni volta si rinnovano. In ogni parte del mondo, perchè da qui tutto è partito ma poi dalla California al Sud Africa, dal Giappone alla Spagna, alla Britannia a Punta del Este le Eroiche sono diventate tante. Tutte belle e affascinati, tutte fedeli. Ma Gaiole è Gaiole. La culla, l’inizio, il marchio d’origine che da vent’anni ha scritto la storia di un ciclismo antico e futuribile.“Passano gli anni e ti ritrovi a fare, più che il padre, il nonno della creatura- racconta Giancarlo Brocci- L’Eroica, quella con Elle apostrofo, quella mamma di Gaiole in Chianti, arriva alla ventesima edizione. Non invecchia. Non invecchiano i protagonisti, le loro biciclette scampate alla sega a ferro. E’ un’idea diventata un sogno fino al cospetto del mondo. E non posso neanche mettermi a fare un elenco delle formidabili figurine, ormai riconosciute icone di questo nostro ciclismo. Tutti riconoscono le autentiche passioni, moltissimi sanno ormai distinguere le autenticità dai tentativi di imitazione, le passioni dalle mode, il grano dal loglio, che non manca mai in tutte le storie di successo. Era un atto di amore verso un grande sport ed un bellissimo territorio, entrambi posti sotto assedio. Ed Ad entrambi L’Eroica ha offerto una formidabile prospettiva”. C’era una volta il ciclismo che sapeva raccontare le passioni e i sentimenti. E ora c’è l’Eroica . Una Woodstock del ciclismo d’epoca dove tutto torna per magia in bianco e nero, dove le maglie sono ancora quelle di lana grossa, i cambi sulla canna, le borracce attaccate al manubrio e le gomme di scorta arrotolate sulle spalle. E’ il ciclismo che fu, quello della polvere, delle facce antiche e delle mani grosse. Il ciclismo degli eroi, una poesia scritta con la bicicletta…