Lo sport è un lusso?
Si dice spesso che da noi, in Italia, si fa poco sport perchè non ci sono strutture. Che non è del tutto vero. Al sud forse meno, ma al Nord le strutture ci sono. Non saremo la Norvegia o la Svezia ma se uno vuol fare sport un posto lo trova. Certo ci sono città che sullo sport puntano e investono molto di più e basta dare un’occhiata alla tabella qui a fianco pubblicata sul sito di Open bilanci http://www.openbilanci.it/ che pubblica tutti i bilanci delle pubbliche amministrazioni comunali del BelPaese, per rendersi conto che tra Trieste che spende per gli impianti sportivi più di 20 euro per ogni cittadino e Roma che spende 16 centesimi c’è un mondo in mezzo. Una sproporzione che lascia di stucco e che spiega meglio di tante chiacchiere quanto la politica quando trasforma eventi come la candidatura dei Giochi olimpici in duelli elettorali a volte non abbia la più pallida idea di quali siano i problemi reali. Ma strutture a parte nel nostro Paese lo sport si pratica poco perchè anche dove gli impianti ci sono ci vanno in pochi e soprattutto pochi ci portano i figli. Per tanti motivi. Perchè magari molte famiglie lo sport non ce l’hanno nel dna, perchè lavorano e non hanno tempo e perchè spesso non se lo possono permettere. Oggi fare sport costa. Costa tutto. Si paga per iscriversi a uno società, per fare le gare, per vestirsi, per le scarpe, per una bici e per tutto ciò che serve. Si pagano i certificati medici. Così se un figlio diventa una spesa, due o tre sono un lusso. E le Federazioni fanno poco o nulla per abbattere costi e burocrazia. Non c’è più l’avviamento allo sport. Già a sette anni i bambini vanno ad allenarsi come se fosse un dovere e non un gioco. Come i compiti, come l’apparecchio per raddrizzare i denti. L’avviamento allo sport così non avvia a un bel niente perchè tra mister, birilli in campo, schemi e ripetute a dieci anni sono già tutti stufi…