Granfondo, Roma caput mundi
L’aveva detto lo scorso anno all’arrivo godendosi il successo di una corsa che già si capiva che non era più solo una corsa di bici ma stava diventando qualcosa di più. E non era una minaccia: “La Granfondo di Roma non finisce qui…”. E così per Gianluca Santilli, avvocato a tempo pieno, patron della Granfondo Campagnolo della Capitale in tutto il tempo che gli resta, le foto del fiume di ciclisti che domenica scorsa al’alba sono partiti dal Colosseo verso le colline romane sono una magia e una premonizione. Cinquemila ciclisti che attraversano Roma senza le auto, che scherzano e sorridono, che si fermano per un selfie in piazza Navona e che trovano anche il tempo per un caffè sono, per il il futuro delle granfondo, nel nostro Paese un punto di non ritorno. La Campagnolo di Roma cambia le carte in tavola. E in pochi anni fa una rivoluzione che ribalta la filosofia di uno sport che per gli amatori può e deve’essere anche gara e competizione ma senza l’esasperazione e gli eccessi in cui si è incartato e da cui deve provare ad uscire. E Roma riscrive le regole, detta una linea che è poi quella delle grandi granfondo straniere da Londra a New York a Città del Capo, dalla Vattern Rundam in Svezia all’etape du Tour in Francia dove il ciclismo diventa la festa che deve essere quando chi corre non lo fa di mestiere. Dove il ciclismo è evento, happening che coinvolge una città, che prova a spiegarle che esiste un altro concetto di socialità, di sport e di mobilità: “Sì il concetto è proprio questo- spiega Santilli– Il ciclismo amatoriale negli ultimi anni ha preso una china agonistica esagerata e deviata che nulla ha a che vedere con la maggior parte dei ciclisti che poi alla fine frequentano le granfondo. C’è chi viene per vincere, per andar forte, per fare la gara ma non sono più la maggioranza. C’è un mondo che pedala per la gioia di farlo, per star bene e divertirsi, per far fatica ma senza l’assillo del cronometro. Oggi ci sono più o meno centomila amatori iscritti alla federazione a fronte di due milioni di ciclisti che pedalano per fatti propri e sono un bacino immenso che deve essere intercettato e di cui molte granfondo agonistiche non si accorgono neppure…”. Roma, l’ultima edizione della Granfondo Campagnolo, è un po’ la versione 2.0 del nuovo ciclismo amatoriale, una sfida dove ognuno a suo modo si è goduto la “grande bellezza” con una lunga pedalata aperta a tutti sino ai castelli romani, con un balzo indietro di duemila anni lungo l’Appia Antica con le bici d’epoca, con una pedalata solidale lungo le strade del centro dedicata ad Amatrice aperta dalla sindaca Virginia Raggi. “Che un po’ mi ha sorpeso- confida Santilli- Ha risposto in modo impeccabile e dopo quello che era successo con le olimpiadi…C’è stata una collaborazione perfetta con il Campidoglio, anche se poi noi alla fine abbiamo offerto alla città un evento che ha portato numeri, turismo, immagine e non abbiamo chiesto nulla, anzi ci siamo anche pagati gli straordinari dei vigili. L’unica cosa a cui non potevano rinunciare era la chiusura totale del traffico. Si parte da qui. La sicurezza per una granfondo è il valore aggiunto e siamo l’unica gara a fare ciò, se si esclude la Granfondo delle Dolomiti che però, con tutto il rispetto per un evento fantastico, non è Roma e chiudere le strade da quelle parti è un po’ più semplice…”. Partenza dal Colosseo per una competitiva che comunque c’è e c’è stata: 120 km con 1700 metri di dislivello, dai Fori Imperiali, alla città barocca, per poi dirigersi fuori città ai Castelli Romani fino al lago di Albano, per far ritorno alle Terme di Caracalla. ” La formula è quella di premiare i primi delle cronoscalate e aggiunge un pizzico di agonismo ad una gara che però vuole essere un’altra cosa- spiega Santilli- E funziona. Funziona perchè in tanti sono venuti da me e mi hanno detto “Ci hai convinto…”. In tanti sono riusciti a pedalare con i propri amici e non solo con quelli che avevano il loro stesso allenamento. In tanti hanno riscoperto il gusto di divertirsi pedalando perchè sono stati tre giorni di festa, di ciclismo, di sport, storia, cultura e solidareta”. E così si può ricominciare da quel “non finisce qui..” dell’anno scorso. Si può ripartire dai progetti che ogni volta aggiungono qualcosa. “Roma è un evento internazionale ma lavoreremo intorno al villaggio per creare un happening permanente, con incontri, appuntamenti, concerti. Quest’anno sono arrivati partecipanti e turisti da 49 Paesi, pensando anche a loro va creata una rete di eventi in grado di coinvolgerli per una settimana. Chiederemo al Comune di avere più onde per le partenze, in modo da rendere ancora più fluida la prima parte in città, in modo di permettere a tutti di godersela ancora di più. E cercheremo di promuovere ancora di più la filosofia che una granfondo è una pedalata per tutti. Il sogno? Una giornata del ciclismo che coinvolga anche i professionisti. Con una gara vera per loro, con quella per gli amatori, con quella storica e con quelle per i più giovani e i bambini. Sarebbe uno spot incredibile per tutto il movimento…”.