Rosemary, una triatleta a New York
Ci sarà una triatleta fra un paio di settimane al via della maratona di New York. Il suo nome è Rosemary e viene dal Wisconsin, terra di grandi laghi e di ottima birra. Rosemary Gwen Jorgensen a trentanni ha già scritto un bel pezzo di storia del triathlon e pochi mesi fa si è messa al collo la medaglia d’oro nell’olimpico di Rio. Dove partiva favorita, in gare dove spesso partire favoriti non è un vantaggio ma solo un peso in più. E non c’è stata storia. Ha messo dietro tutte, anche Nicola Spirig, rivale di sempre che quattro anni prima a Londra aveva vinto l’oro. Una bella rivincita anche perchè nel 2012 l’americana aveva dovuto alzare bandiera bianca per una foratura che aveva spento tutti i suoi sogni. Così in Brasile, dopo un appassionante testa a testa con la svizzera che ha ceduto all’ultimo allungo, è andata a riprendersi ciò che la sfortuna le aveva tolto. Ma per una che negli ultimi tre anni ha vinto quasi tutto ciò che c’era da vincere non è facile trovare pace. Così il 6 novembre Rosemary sarà lì a Staten Island per provare a giocarsela, non per vincere ma per rendersi conto di cosa vale su una distanza sconosciuta. Su una distanza che è una sfida nella sfida per tutti e anche per lei, che non ha nulla da dimostrare e che invece vorrà dimostrare di cosa è capace. “Non sono ingenua- aveva detto qualche settimana fa prima di gareggiare nei campionati americani sulle 10 miglia- Non sono una runner professionista e qui corro con i migliori di questa specialità…”. Per la cronaca a Minneapolis è arrivata terza in 53.13, a una ventina di secondi da Jordan Hasy specialista su questa distanza e mettendosi dietro diverse connazionali qualificate ai trials e Sara Hall già finalista ai mondiali e con un personale di 2 ore e 30 in maratona. Cosa possa combinare la Jorgensen a New York dove l’anno scorso la keniana Mary Ketany ha vinto in 2 ore e 24 nessuno lo sa, lei per prima. Ma da una che per preparare la gara ha provato il percorso con strumenti che simulavano la realtà virtuale c’è da aspettarsi di tutto…