“Le Alpi non sono Cortina o Courma…”
«Le Alpi sono cambiate più negli ultimi cinquant’anni che dalle glaciazioni al giorno in cui Walter Bonatti nel 1956 partì da Stolvizza…». Una rivoluzione, una trasformazione fisica ma anche culturale che Mario Albino Ferrari, direttore di «Meridiani Montagne», racconta sul palco del Teatro Oberdan in un monologo scritto da lui che ripercorre la grande traversata dell’alpinista esploratore bergamasco che con il tenente degli alpini Lorenzo Longo da Tarvisio, nelle Alpi Giulie, raggiunse Monesi ai piedi del Col di Nava. 1795 chilometri in due mesi per scrivere la storia. «Sì, sarà il racconto di un’impresa epica, straordinaria allora come oggi, fatta da un alpinista che era più un viandante delle nevi- spiega Ferrari– Ma sarà un viaggio doppio che proverà a spiegare anche come le Alpi rispetto a quelle che attraversò Bonatti oggi siano una cosa completamente diversa». Mezzo secolo ma sembrano mille anni. La fine dell’idroelettrico, i laghi, l’arretramento dei ghiacciai, un mondo antico fatto di lavori e relazioni che non ci sono più. «Si è perso molto del paesaggio di un tempo- racconta Ferrari- ma soprattutto si è persa la cultura delle montagne. Molti pensano che le Alpi siano le stazioni turistiche, siano Cortina o Courmayeur. Invece sono le tantissme vallate ormai completamente, abbandonate a una rinaturalizzazione fuori controllo. Dai dati dell’Ersaf, l’ente regionale delle foreste, risulta che negli ultimi cinquant’anni sul territorio c’è stato un aumento del 50 per cento della superficie boscata». Non solo. Gli uomini se ne vanno e arrivano gli animali selvatici, sono ricomparsi i lupi, gli orsi , le linci. «Ciò ha acuito il conflitto culturale con la città- spiega il direttore di Meridiani Montagne- Una volta dagli abitanti delle montagne la città era vista come un sogno, un punto di arrivo dei figli che lasciavano gli alpeggi e andavano a costruirsi un futuro meno faticoso a valle, nelle fabbriche. Oggi tra chi vive in città e chi vive in montagna non c’è contatto. Gli animalisti che difendono i predatori non capiscono e non sanno cosa significhi doverci fare i conti tutti i giorni…»