Giorgio e il triathlon “antico”
Non necessariamente se uno dice “antico” pensa che sia meglio. Non mai un bel segnale quando si cominciano a rimpiangere gli anni passati. Però poi guardi i figli adolescenti e fai fatica a “sintonizzarti”. E non perchè il liceo, l’educazione, le mode, la musica tanti anni fa erano un’altra cosa, dal tuo punto di vista ovviamente migliore. In realtà ognuno ha il suo tempo e il sospetto è che i ragazzi oggi siano capaci di cose che noi neppure immaginavamo. Un altro passo. Però poi ci sono fuoriclasse “antichi” che un po’ di nostalgia verso un altro tempo te la fanno venire, quando c’erano le cabine telefoniche, quando le notizie (vere) erano quelle dei giornali o dei tg, quando non si twittava, non si chattava, non si postava…. Così quando una mattina, dalle parti di Robecco un paesino ad ovest dei Navigli milanesi, mentre stai pedalando in una delle poche giornate in cui in Pianura padana splende, (si fa per dire) il sole e incontri Giorgio Alemanni sulla sua Klein azzurra che ti incrocia e ti saluta anche se non ti riconosce perchè in inverno, i ciclisti padani, sembrano tutti sommozzatori, fai presto a far paragoni. Giorgio, settant’anni e forse qualcuno in più, è un bel pezzetto di storia del triathlon azzurro. E un po’ l’ha anche scritta in un libro da leggere e da godere che racconta come questo sport sia arrivato dalle nostre parti e come negli anni sia diventato quasi un’altra cosa. E’ un atleta. E’ ancora un atleta perchè nuota, pedala e corre e l’anno scorso, come aveva promesso, ha finito il Challenge di Roth vincendo, tra gli applausi, nelle sua categoria. E un atleta perchè ragiona da atleta, nonostante passino gli anni. Perchè gli basta un raggio di sole “pallido” per salire in sella e farsi in inverno il primo 100 della stagione. Perchè suda, pedala per fatti suoi e credo che ciò gli basti. Perchè fa fatica senza condividere, che oggi è sempre più la certificazione e il suggello sociale di ogni piccola, grande, probabile o improbabile impresa. Giorgio è un signore che sta al triathlon come un calice di Amarone, anima e corpo. Antico quanto basta e quanto serve. Perchè come dice lui: “Invecchiare non è bello…ma è sempre meglio”.