La MilleMiglia di Alimonti
La Mille Miglia si corre in auto. Una volta per vincere, oggi per fare passerella su bolidi d’epoca in un Giro d’Italia che parte da Brescia, arriva in Sicilia sule strade della Targa Florio e torna sù. Ma c’è un’altra Mille Miglia che forse pochi conoscono. Una gara massacrante ed estrema partita il 2 febbraio ad Atene nella dodicesima edizione dell’Ultra Marathon Festival ed arrivata al traguardo oggi dopo 1609 chilometri. Un’infinità, una follia, una distanza difficile anche solo da immaginare perchè una cosa e correre da Milano a Trapani, da Milano a Madrid quando devi pensare di raggiungere una meta, quando i paesaggi cambiano quando c’è un viaggio da fare. Altro è correre mille miglia su un circuito da poco più di un chilometro ricavato sul piazzale di un vecchio aeroporto ribattezzato “Cricetodromo” per sedici giorni filati. Cento chilometri al giorno più o meno, senza tregua, senza fine. Al via erano in sei. Alla fine primo al traguardo è arrivato Daniele Alimonti, 52enne romano, ultramaratoneta di lungo corso. E qui solo questo può essere il curriculum. Alimonti è un po’ il Dean Kanarzes italiano, per i suoi 50 anni si è regalato la cinquantesima maratona corsa in 50 giorni e ad Atene ha fatto ciò che mai era riuscito a nessun azzurro, neppure a Lucio Bazzana, grande ultramaratoneta di Longuelo che qui è arrivato terzo. Fatica, passione e forse un pizzico di follia. Che ti fanno andare dove non immagini o dove sogni. Oltre il pensiero di una gara che pochi conoscono, che non ha sponsor, lustrini, passaggi in tv ma che alla fine ti regala gli abbracci dei tuoi amici e dei tuoi cari e una coppa che fai anche fatica a tenere in mano. Piegato in due da uno sforzo che non si può immaginare, sorretto dalla volontà di arrivare in fondo, dalla forza di portare a termine una sfida dove ad un certo punto anche il tragardo diventa un dettaglio perchè ciò che conta è il viaggio che dovrai fare, vivere e raccontare. Alimonti in queste due settimane ha scritto una pagina di storia che forse in pochi leggeranno. Ma poco importa. Credo l’abbia scritta soprattutto per lui. Ed è cio che conta….