Mauri: “L’atletica torna a scuola”
«Come sta l’atletica lombarda? Le dico solo che ci sono 200 piste in tutta la regione e che tre quinti sono distrutte, scrostate, con crepe dove ci cresce l’erba. Un quinto si può usare solo per allenarsi e un quinto può ospitare gare ufficiali…». Non bene quindi. Almeno parlando di strutture che non sono solo l’Arena, dove qualcosa si sta muovendo ma se non ci saranno intoppi sarà pronta non prima del 2019 o il centro Saini che è vecchio e ha assoluto bisogno di cure. Giovanni Mauri, da novembre presidente della Fidal Lombarda, sa che c’è da fare. E sa anche che quello delle strutture resta un nodo importante da affrontare perchè attualmente una città come Milano non è in grado di ospitare un evento nazionale o internazionale di atletica: «L’ultimo bando della Regione- spiega-ha permesso di rimettere a posto alcune situazioni ma visti i numeri del movimento credo che ci meritiamo qualcosa in più. Un centro sportivo come il Saini ad esempio dovrebbe diventare un punto di riferimento tecnico federale, un po’ come l’Acqua Acetosa a Roma. Certo siamo in un momento di scarse risorse ma investire sullo sport è fondamentale. Oggi c’è la tendenza a dismettere gli impianti perchè sono costosi e non producono reddito. Ma puntare su queste strutture è un investimento sociale». E i numeri lombardi sono di tutto rispetto. Cinquantamila tesserati, oltre 500 società, più di cento tecnici, cinquecento giudici e oltre 700 manifestazioni ufficiali tra pista, marcia e campestri che fanno dell’atletica un’eccellenza azzurra: «Sì è così- spiega Mauri- ma le difficoltà ci sono. Il vero problema è che abbiamo scarsa cultura sportiva. E qui si deve lavorare partendo dalle scuole. Dobbiamo costruire un ponte tra società sportive e istituti scolastici che ci permetta di lavorare con gli insegnanti anche con corsi di aggiornamento. Stiamo mettendo a punto anche un progetto di collaborazione con le università che potrebbe concretizzarsi con il sostegno ad alcune borse di studio per gli studenti più meritevoli». Ma c’è un gap da riempire. Rispetto venti, trent’anni fa la preparazione atletica dei ragazzi che frequentano le scuole primarie ha fatto passi indietro: «Diciamo che oggi i ragazzi sono figli di un’epoca che tra tecnologie e paure li porta a muoversi meno- spiega il presidente Fidal- Trent’anni fa i bambini passavano i loro pomeriggi nei cortili o in strada a correre, ad arrampicarsi sugli alberi a giocare. Oggi è tutto cambiato. Anche la condizione fisica da cui si parte». Un atletica che entra nelle scuole e prova a coinvolgere le società sportive giovanili ma che deve fare i conti con un’età media dei tesserati che continua a crescere. «É chiaro che noi puntiamo sui giovani a dar loro supporto tecnico perchè facciano crescere il loro talento- spiega Mauri- Siamo tutti contenti quando gli azzurri vanno a medaglia, quando Cova e Panetta salgono sui podi mondiali ma non possiamo dimenticare chi è avanti con l’età e vuole fare sport. I master sono i nostri sponsor, la nostra cultura perchè l’atletica e la corsa sono un anti-età fantastico. E anche questo è un movimento che va aiutato a crescere con corsi, allenamenti che spieghino cosa deve essere lo sport a cinquanta, sessanta, settant’anni». Nei piani della Fidal c’è infatti il potenziamento del settore sanitario, mettere a disposizione dei tesserati e delle società uno staff con medici dello sport, nutrizionisti, psicologi per dare supporto immediato in casi di infortuni agli atleti di punta e per promuovere la cultura della salute. «Credo nella gestione collegiale dello sport- spiega Mauri– nella collaborazione e nelle sinergie con le altre Federazioni per creare eventi in comune che ci farebbero crescere e risparmiare. Eventi nelle città per coinvolgere più gente possibile». Anche se poi nelle città, a Milano soprattutto, non sempre corse e maratone sono ben viste: «Non dobbiamo avere la pretesa che una città si fermi per un corsa- spiega il presidente Fidal- Dobbiamo essere capaci di comunicare e di coinvolgere, spiegando che lo sport non è solo agonismo ma anche socialità. Facendo capire a tutti che è una festa e tutti possono partecipare».