Smog, il bluff del Comune
Lo scorso anno solo un italiano su dieci è andato a lavorare a piedi. Eppure il 41% dichiara di metterci meno di 15 minuti, quindi non si tratta di lunghe distanze. Il 69% degli italiani va al lavoro in automobile, come conducente e un altro 6% come passeggero. A queste scelte si aggiunge poi chi preferisce i mezzi di trasporto pubblici come metropolitana o tram dove ci sono oppure pullman e autobus, oppure raggiunge l’ufficio in motorino o in bicicletta. Queste due ultime soluzioni sono scelte dal 4% degli italiani. Sono dati Istat e non si scappa. Così come non si scappa da smog e polveri sottili che, se non piove, a Milano ma un po’ in tutta la Pianura Padana schizzano nei mesi invernali abbondantemente sopra i valori di legge. Certo non è solo colpa delle auto, anzi. Se tra i responsabili dell’inquinamento da Pm10 c’è infatti il traffico urbano visto che i trasporti stradali producono la metà circa degli ossidi di azoto, del monossido di carbonio e del benzene presenti nell’aria delle città, per gli ossidi di zolfo, invece, la fonte primaria è il settore industriale, e soprattutto la produzione di energia, cui si devono i 3/4 del totale delle emissioni. Ciò detto la direzione per cercare di migliorare la qualità dell’aria che si respira dovrebbe essere quasi obbligata. E cioè mettere a norma caldaie e impianti di riscaldamento industriali utilizzando tecnologie che oggi permettono di ridurre drasticamente i veleni e cambiare passo nelle politiche della mobilità sostenibile, potenziando il trasporto sul ferro, l’uso dei mezzi pubblici e la mobilità nuova. Ma si deve purtroppo continuare ad usare il condizionale perchè, al di là dei proclami, non sembra che le scelte vadano infatti in questa direzione. Pochi giorni fa infatti il governo Gentiloni ha annunciato un taglio di 23 milioni di euro al trasporto pubblico locale della Lombardia. Come spiega il Pirellone infatti lo scorso anno il Fondo nazionale del trasporto valeva 4.925 milioni di euro e di questi, 854 erano stati trasferiti alla Lombardia. Per il 2017, invece, il fondo nazionale sarà di 4.790 milioni di euro (quindi 135 milioni in meno) e alla mobilità lombarda ne saranno destinati 831, cioè 23 in meno rispetto allo scorso anno. L’assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità del Pirellone Alessandro Sorte, senza giri di parole , lo ha definito «un colpo mortale» specificando che questa sforbiciata andrà a colpire anzitutto pendolari e studenti: «L’anno scorso – ha spiegato – con un vero e proprio miracolo siamo riusciti a recuperare dal nostro bilancio quasi 30 milioni di euro. Fondi che ci hanno consentito di non far collassare il sistema senza tagliare le corse. Quest’anno è praticamente impossibile fare lo stesso…». E i conti in questo caso si fanno in fretta, senza bisogno di dare delle cifre: meno treni e meno bus in circolazione significano automaticamente più traffico privato. Ma non va meglio a Milano dove ieri, per troppo smog, è scattato l’ennesimo ( inutile) blocco dei motori diesel di vecchia generazione che ormai sono sempre meno. Area C, è chiaro, non è una misura antismog, serve solo a fare cassa e la prova è che nella nuova versione scattata poche settimane fa il pagamento del ticket è stato esteso anche alle auto a gpl e metano che non inquinano e sulle quali in molti avevano investito per sfuggire ( come promesso da Palazzo marino) a divieti e gabelle. Ma non è la sola contraddizione che tradisce una politica ambientale incerta. Ci si batte per una mobilità sostenibile e condivisa poi però quando è il momento di sostenerla davvero si va in direzione opposta. E’ scattato ieri infatti il piano di «rimodulazione» degli orari del servizio Atm. Un modo più sibillino per dire che in sostanza venti linee di bus e otto di tram saranno ridimensionate con attese alle fermate che nei giorni festivi aumenteranno mediamente di 4 minuti. Ma non è finita. Questi tagli si aggiungono alla soppressione di alcune linee notturne ai tagli sulle metropolitane partiti la scorsa settimana che hanno allungato i tempi di attesa dei treni più o meno di due minuti. Scelte «schizofreniche» dicono consiglieri dell’opposizione come l’azzurro Fabrizio de Pasquale o come il capogruppo di Fdi in Regione Riccardo De Corato. Ma non è una polemica dis chieramento perchè sulle stesse posizioni è anche Carlo Monguzzi consigliere Pd e presidente della Commissione traffico: «É tutto bizzarro spiega- Chiediamo di usare i mezzi pubblici e poi li tagliamo. Perché alla fine un minitaglio, più un mini più mini più mini, diventa un maxitaglio…». E nulla cambia. E invece se non si vuole continuare all’infinito di ememrgenza in emergenza qualcosa deve cambiare. C’è una mobilità pubblica che deve essere potenziata e diventare più efficiente e c’è una mobilità privata a motore che deve fare un esame di coscienza. È davvero così necessario accompagnare tutte le mattine i figli scuola in auto? È davvero così indispensabile andare a far compere e posteggiare in seconda fila? Non si può fare a meno di usare l’auto la sera per andare a bere una birra sui Navigli? Ma deve essere ripensato anche il lavoro che, oggi come oggi, è tutto un via vai di furgoni e furgoncini. È davvero così indispensabile che le merci vengano consegnate più o meno negli stessi orari in cui aprono scuole e uffici? Ed è davvero necessario che ogni ditta, porti le proprie merci a destinazione? Non si potrebbero, ad esempio, consegnare magari di notte, magari utilizzando una centrale di smistamento fuori città che utilizzi mezzi elettrici o magari usando le metropolitane? Ipotesi o forse utopie. Però mai si comincia mai si fa. Altrimenti tra 10 anni saremo qui a ancora a discutere se fermare o no i vecchi diesel.