Perde Sagan, vince Sagan
Michal Kwiatkowski vince l’edizione numero 108 della Milano-Sanremo. Il polacco del team Sky supera in volata di un soffio lo slovacco Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) suo compagno di fuga insieme al francese Julian Alaphilippe (Etixx Quick Step) che chiude al terzo posto. Sanremo da incorniciare. Ma ormai, quando in gara c’è Sagan, la cronaca non vale più. Perchè vince anche quando perde. Vince nei commenti dei telecronisti Rai che volevano solo la sua vittoria e quasi si scusano se “Kiato”, “Mister K”, “Kawasaki” come lo chiamano in gruppo, sfodera una volata pazzesca, dopo un Poggio pazzesco, dopo una Sanremo pazzesca. Ma non c’è spazio, non ci sono troppi elogi: ha vinto, è capitato, pazienza. Sagan vince nel tifo della gente che ha cartelli solo per lui, applausi solo per lui, occhi solo per lui. Vince perchè sul Poggio, dove tutti si aspettano che attacchi, attacca davvero e se ne va dando un senso ad una corsa che in pochi hanno gambe e coraggio per scombussolare. Vince quando perde la volata con un colpo di reni che rischia di abbattere “Kiato” perchè la prima cosa che fa è rallentare per dargli la mano. Vince ai microfoni di Andrea De Luca perchè parla e sorride esattamente come accade nei dopopartita del calcio dove (quando va bene) volano gli insulti e vanno in scena tragedie dell’assurdo di chi ormai si prende troppo sul serio. Vince perchè ha capito che il ciclismo è passione e per far sognare i tifosi non bisogna far troppi calcoli: “Ho perso? Pazienza. I risultati non contano, l’importante è fare spettacolo perche se no la gente ai bordi delle strade cosa ci viene a fare…”. Sagan ha perso però ha vinto. Vince sempre e non è difficile capire perchè…