Esco in bici, potrei…
E domani esco in bici… Potrei scegliere una ciclabile. Potrei pedalare più piano del solito stando con l’orecchio più teso del solito aspettando che il camion o il bus che stanno arrivando veloci alle spalle mi superino magari non troppo vicini. Così uno si prepara, è pronto. Stringe forte il manubrio, mette gli indici sulle leve dei freni e trattiene il fiato in attesa di ballare un po’, come quando sugli aerei ci sono i vuoti d’aria. Potrei stare con la mia ruota sempre sulla linea bianca che segna la fine della carreggiata. Determinato, concentrato, preciso. Sfidare qualche buca, i brecciolini schizzati dalle auto, qualche vetro, quel gradino di catrame che, per risparmiare quando si riasfalta, resta qualche centimetro più alto di quello che c’era prima. Ed è un attino farselo andare di traverso. Va così. Una volta, quando c’erano più soldi Province e Comuni grattavano via quello vecchio e rifacevano la strada. Ora saltano un passaggio, lo “incollano” sopra e buonanotte a tutti. Potrei far finta che non sia successo nulla, che Scarponi sia ancora in gruppo, che tutti quei servizi dei tg su i morti ammazzati in bici siano la solita, mediatica esagerazione. La solita tiritera come i virus killer, l’afa killer, il freddo killer… Tanti anni fa se una cosa la diceva il telegiornale era sicuramente vera, ci aveva scritto una canzone anche Enzo Jannacci. Ora non vale più ed è solo colpa nostra, di noi giornalisti. Però niente ansia, nessuna paura. Via i cattivi pensieri. Solo fatica, come sempre. Solo mal di gambe quando si comincia a “menare”, solo gli insulti che ti vengono dal cuore all’ennesima giornata di vento. Sempre in faccia ovviamente. Potrei uscire in gruppo per una volta, anche se non mi piace. Perchè correre, pedalare, arrivare in fondo a una gara a una certa età è un conto che devi regolare con te stesso. Con i tuoi tempi, la tua voglia, la tua capacità di volerti bene o male, dipende dai punti di vista. Potrei uscire in gruppo per far stare più tranquilla mia moglie. Potrei uscire all’alba tanto non fa più tanto freddo. Però strade vuote, almeno per un paio d’ore, una settantina di chilometri. Bastano e avanzano per la mia razione “k”. Potrei caricare la bici in auto, saltar via l’anello delle tangenziali, e andare a pedalare una salita di quelle tranquille, fuori mano. Potrei per una volta anche pensare ad un litorale di quelli sfigati, non da turisti o a una collina desolata di un desolato entroterra. Potrei, per una volta, forse anche rinunciare…E invece no. Potrei ma non posso perchè mi viene la nausea a pensare che la mia bici mi possa far del male. Perchè sono sempre andato in bici da quando ero piccolo. Perchè ce l’ho in sala da pranzo e la guardo ogni volta che le passo di fianco. Perchè la sposto se vedo che tocca col cambio il divano. Perchè pedalare mi riempie le giornate, me le fa svoltare quando non girano, mi fa stare bene. Benino adesso. Perchè l’emozione gioca brutti scherzi. Perchè “tengo famiglia” e perchè ci sono in giro un sacco di persone che quando guidano combattono una guerra che non ha nessun senso. Non ce l’ha mai un senso la guerra ma tra auto e bici, tra bici e camion tra bici e pedoni davvero non ce l’ha. E allora? Allora domani esco in bici. Forse faccio una ciclabile. Forse. Vedremo…