Bici, Milano pedala (adagio)
La quinta edizione di Cyclopride è stata una festa, con tanto di partecipata pedalata finale, ma anche l’occasione per fare il punto sulla mobilità dolce. Sulla possibilità che muoversi in bici possa diventare (come sta diventando) un’alternativa anche per un uso «lavorativo» delle due ruote e non solo ludico. Che poi sarebbe la vera svolta. E’ stata l’occasione per tirare le somme sulla sicurezza e sulla ciclabilità del Paese ma soprattutto milanese. «Sono state due giornate con la bici al centro – si legge in un post su Facebook dell’assessore alla Mobilità Marco Granelli -. Sì, perché Milano vuol essere una città amica della bici, perché la bici fa bene alla città e ai suoi abitanti». Palazzo Marino, che sulla ciclabilità negli ultimi anni ha puntato decisamente per convinzione ma anche per calcolo politico, su questo tema rilancia. E la giunta di Giuseppe Sala sembra voler continuare il lavoro cominciato da Giuliano Pisapia: «Come Comune di Milano – prosegue Granelli – vogliamo sostenere queste scelte con investimenti nel trasporto pubblico, regole, promozione e investimenti per aiutare ad andare in bici e tutelare i quartieri dal traffico…». E fissa i punti nel Piano urbano della mobilità sostenibile in discussione in consiglio comunale. Percorsi ciclabili fino a 350 km, nove interventi di piste ciclabili e di riqualificazione stradali finanziati con 30 milioni e più «Zone 30» nei quartieri da 300mila a 500mila metri quadrati. Più sicurezza per le bici contro i furti con 5 velostazioni ai capolinea della metropolitana e con 400mila euro per rastrelliere sicure. C’è poi la volontà di ampliare a molti altri quartieri il bike-sharing portando le stazioni a 350 entro il 2018 e poi a 500 entro fine 2020 e infine di realizzare un progetto di riconoscibilità dei percorsi ciclabili come avviene con la rete della metropolitana. Chiaro, non sono progetti approvati. Sono progetti di cui si discute, ma anche questo è un piccolo passo avanti ed indica quale potrà essere la direzione. «La bici ci aiuta ad avere meno congestione e più aria pulita – conclude l’assessore nel suo post -. E l’auto usiamola solo quando serve e possibilmente meno inquinante ed elettrica. Oggi ho percorso alcune strade cittadine con tante persone di CycloPride per dire che in strada vogliamo stare tutti: pedoni, ciclisti, moto, auto e mezzi pubblici, ma cercando sempre di scegliere il mezzo più adatto per congestionare e inquinare di meno. Per questo sostengo la campagna per la riforma del codice della strada, promossa da Fiab per ammodernare il codice e promuovere una strada più amica delle bici e dei pedoni». Sulla mobilità, Palazzo Marino prova quindi a recuperare terreno rispetto alle grandi capitali del Nord Europa. Un gap importante, soprattutto culturale che poi è la vera montagna da scalare: far crescere il senso civico, far diventare la bici un mezzo di trasporto riconosciuto, con pari diritti e pari doveri, che disinneschi l’assurda guerra tra chi pedala e chi si muove a motore che spesso si traduce in una folle quotidiana striscia di rivendicazioni, dispetti, incidenti e morti. Anche perché i dati del mercato Bici, diffusi nei giorni scorsi da Ancma Confindustria, dicono che nel 2016 l’Italia mostra una tendenza analoga a quanto sta accadendo nel resto d’Europa. Si contraggono i dati della bicicletta tradizionale ma risultano in forte crescita quelli della E-Bike con un trend decisamente «europeo», 124.400 e-bike pari ad +120% rispetto al 2015. «I motivi di questo successo – spiega Ancma- stanno nell’estetica di questi veicoli ormai sempre più simili alle biciclette tradizionale e nella velocità (25Km/h) che rappresenta un buon compromesso per spostarsi nel traffico urbano, soprattutto nelle zone più congestionate dal traffico dove si riduce parecchio il differenziale di velocità con le auto e le moto rendendo più sicura la circolazione promiscua».