Lo sport di Mattarella
Come in tutte le cose c’è un dritto e un rovescio della medaglia nella visita che ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto alla sede del Coni. Non era mai successo nella storia della Repubblica che un capo dello Stato varcasse la porta di Palazzo H, la sede del Comitato olimpico nazionale che nel 1928 l’Opera nazionale Balilla affidò all’architetto Enrico del Debbio. Una visita storica. E questo è un bene, un bel segnale. Ovvio quindi che ad ad attenderlo ci fosse tutto il gotha del mondo dello sport italiano. Il capo dello Stato si è soffermato nella sala delle fiaccole e nel suo discorso ha toccato diversi temi: “Lo sport è, insieme, causa e conseguenza di una passione collettiva che accompagna gare e campionati, e talvolta contribuisce a farci sentire un popolo- ha detto- Nello sport si specchia la nostra società in misura molto maggiore di quanto taluni credono: per questo lo sport italiano ha consapevolezza di rappresentare l’immagine dell’Italia. Chi si impegna per lo sport, chi lo diffonde, aiuta l’intero Paese e sbagliano quanti con qualche snobismo, considerano lo sport come marginale nella vita sociale, come un tempo di ricreazione. Lo sport è invece una leva di grande efficacia sul piano sociale, culturale, educativo, con rilevanti ricadute economiche”. Mattarella ha poi lanciato un monito affinché lo sport sia un diritto di tutti. “A tutti i bambini e a tutti i ragazzi va garantito l’accesso alle attività sportive- ha detto- indipendentemente dal reddito delle loro famiglie e le barriere, dove ci sono, vanno abbattute per aprire percorsi sportivi a chi affronta le diverse forme di disabilità”. Infine: “Non c’è scorrettezza che possa mai legittimare un successo, non c’è illecito che possa essere trattato con indifferenza. Alla lealtà nel gioco deve corrispondere, in tutto l’ambiente, il pieno rispetto della legalità, il contrasto incessante al doping..”. Che dire? Applausi. Poi però uno ci riflette un po’ su e si rende conto di quanto la politica, i politici, gli amministratori vari siano un mondo a sè. Lontanissimi dalla realtà. Quasi scollegati. Lo sport dovrebbe essere sicuramente ciò che sulla carta, con la retorica necessaria a un discorso di un Capo dello Stato, ha illustrato Mattarella. Ma in realtà cos’è? In realtà è quasi sempre un’ altra cosa. Sono presidenti di Federazione sempre gli stessi da decenni, incollati a poltrone da complicatissimi e sicuri (per loro) meccanismi di voto che ne garantiscono di fatto le riconferme. Anche quando le gestioni lasciano il tempo che trovano dal punto di vista della trasparenza e dei risultati. Sono impianti vecchi e dimenticati. Sono la burocrazia assurda di certificati sacrosanti ma inutili se ripetuti con gli stessi protocolli per ogni singola disciplina. Sono tesseramenti, gabelle, tasse giornaliere che si sommano e garantiscono linfa e sostentamento alla stessa burocrazia che così ha una ragione di vita e si mantiene florida. Sono barriere insormontabili per chi prova a promuovere lo sport tra i disabili e basta dare un’occhiata a “Pesci combattenti”, lo splendido documentario del giornalista del Sole 24Ore Riccardo Barlaam per rendersene conto. Sono rette salatissime per iscrivere i ragazzi alle squadre, dall’atletica, al nuoto al triathlon..altro che pari opportunità alle famiglie che sono in difficoltà. Oggi lo sport non è per niente per tutti, perchè fare sport costa e costa parecchio. Infine lo sport, la correttezza, la legalità, l’etica. E qui si potrebbe discutere all’infinito. Ma basta un esempio per riflettere: cosa c’è di etico in un contratto di 4 milioni l’anno ad un ragazzetto di 18 anni bravo quanto si vuole ma comunque un ragazzino, quando poi ci sono medaglie olimpiche costrute con anni di lavoro, sacrifici e rinunce che hanno diritto solo ai rimborsi spese? C’è un dritto e un rovescio della medaglia. C’è sempre. Ma come sempre si fa finta di niente..