Aru e la maglia di Scarponi
Fabio Aru è il nuovo campione italiano di ciclismo su strada. Ha vinto il Tricolore a Ivrea e, subito dopo aver tagliato il traguardo, si è rimesso gli occhiali scuri per nascondere le lacrime. Aveva Michele Scarponi al suo fianco, in gruppo, in salita, in discesa, quando è scattato verso la vittoria. Aveva Michele Scarponi addosso perchè ha corso con la sua maglia. “E’ la maglia di Scarpa- ha detto ai microfoni Rai di Alessandra De Stefano che lo ha bloccato – Ce la siamo scambiata a Sierra Nevada ed ora la restituirò alla sua famiglia, ai suoi figli…”. Scambio di maglie. Mai così emozionante, senza retorica, senza la routine che spesso accompagna abbracci e passaggi di divise sui campi di gara. I ciclisti le maglie non se le scambiano quasi mai. Anzi mai. Per questo che su quella maglia baciata sul podio c’è molto di più di una storia da raccontare. E si legge tutta nello sguardo e negli occhi di Aru, che non tradiscono, specchiati e fieri come la sua terra. C’è l’amore, l’emozione, la malinconia, il ricordo, il sudore di un compagno di squadra, di un condottiero fido, di un uomo che gli ha insegnato tanto e poteva ancora insegnare molto. Ci sono il cuore e l’amicizia: “Sono stati mesi difficili- ha detto il neo campione italiano- Mesi bui e solo adesso sto rivedendo la luce. Ma la vita è fatta così, ci sono momenti terribili poi però bisogna trovare la forza di rialzarsi…”. E forse una maglia aiuta. Sia quella azzurra dell’Astana che fu di Scarpa e che Aru ha portato a vincere il campionato italiano con una forza e una determinazione che ora porterà anche al Tour. Sia quella tricolore che al giovane azzurro, magro come non mai, va anche un po’ larga ma che sembra quasi il segno di un buon destino . Anche Vincenzo Nibali corse il Tour che poi vinse con il tricolore addosso. Piccolo, che si quasi non si vedeva, che si perdeva tra gli sponsor e nell’azzurro dei colori Astana. Già qui si può far meglio. Ma questo è un altro discorso…