Tour, c’erano una volta i Pirenei…
Al Tour c’erano un volta i Pirenei. Che facevano paura, che facevano venire i brividi. Fughe e distacchi. Fughe e cotte. Fughe e gloria ma anche addio sogni di gloria. E valeva ovunque. In un paese a caso, in una salita a caso, in una discesa a caso, sull’asfalto infido di un falsopiano spazzato dal vento che non finisce più. Ed è solo qualche esempio. Così, sempre per esempio, ti lasci Perpignan alle spalle e i colori morbidi del tramonto che sembrano pennellate di un pittore con l’animo sereno improvvisamente cambiano tono. La’ davanti si parano montagne, di un verde scuro questi come il fondo di un bottiglia. È fanno un po’ paura. Perché il sole che sta per andar via sparisce dietro un paio di nuvoloni lividi e in un attimo scende il buio. Anche la salita dell’ autostrada si arrampica spalancando sui suoi fianchi alcune voragini che ti lasciano senza fiato. E la tua auto carica di biciclette arranca: quarta, terza, anche seconda. Così ti immagini quale sarà la fatica che proprio su queste strade fanno quelli che corrono il Tour. In bici quando la strada sale si fa fatica ovunque, ma qui di più. Ed è una soddisfazione in tutti e due i casi. Forse è leggenda, forse verità. Sono leggenda e verità il Tourmalet, il Col d’Aubisque, il Col d’Aspin. Però che invidia. Qui il ciclismo e’ di casa come sulle Alpi e come sulle Dolomiti. Lo vedi dalle scritte che lasciano i tifosi sull’asfalto: passato e presente, nomi, scritte, semplici olè. Come su tutte le strade dove passano giri e campioni. Ma i Pirenei sono un’altra cosa. Meno duri forse, ma avvolti da quel mistero che solo i monti immersi nella macchia sanno dare. Come i nostri Appennini: terra dura, sincera impervia e perfetta per gli agguati di giornata. Su montagne come queste una volta si perdevano e si vincevano Giri e Tour più che sulle vette storiche dove ormai tutti si guardano da tutti e alla fine tutti si aspettano. I Pirenei restano lì, misteriosi a guardarti avvolti dalle nuvole nere e dalla loro storia. Sembra ti controllino, in realtà aspettano che qualcuno lanci la sfida. Aspettano il Tour. E quando il Tour arriva scopri che il ciclismo, quello che una volta accendeva gli animi, faceva litigare nei bar, ti obbligava a scegliere da che parte stare forse oggi non c’è più. Intendiamoci, c’è sempre il ciclismo, sport eterno che nulla può scalfire. Ma cambia, si adegua ai tempi, si modifica e sui Pirenei te ne accorgi più che altrove che ha cambiato pelle. Una volta da queste parti si vinceva per distacco, si contavano i minuti. Oggi si finisce gomito a gomito, si sprinta, si osa negli ultimi cinquecento metri. C’eano una volta i PIrenei e ci sono ancora. Ma al Tour fanno un po’ meno paura…