Il Giro al via da Gerusalemme
“Tutto giusto, tutto da rifare…”. Andrebbe cambiata così la frase più famosa di Gino Bartali. Perchè in questo caso non c’è nulla di sbagliato e non stiamo parlando di una vittoria di un Giro o di un Tour. Ci sono azioni che entrano nella storia in silenzio e che fanno la storia senza clamori perchè come diceva spesso il Ginettaccio a suo figlio Andrea “il bene si fa ma non si dicè e sfruttare le disgrazie degli altri per farsi belli è da vigliacchi”. Racconti di altri tempi che danno la dimensione delle persone, dei protagonisti e della vita: com’era e come è cambiata. Così Bartali corriere dei partigiani che durante l’occupazione tedesca nasconde i documenti falsi nella canna della sua bicicletta per salvare gli ebrei dall’ Olocausto può sembrare solo l’immagine sbiadita di uno dei tanti documentari su quel periodo buio. In realtà quell’ immagine non si può e non si deve cancellare. E va tenuta viva. Ed è questo che il prossimo Giro d’Italia farà partendo da Gerusalemme in un omaggio e una sfida che lasceranno il segno. Lunedì prossimo, con due testimonial come Alberto Contador e Ivan Basso, l’annuncio sarà ufficiale . Tre in tutto le tappe previste in Israele, la prima sarà una crono a squadre a Gerusalemme, le altre due tappe in linea a Tel Aviv e nel sud del Paese. L’intenzione è di dar vita a una vera e propria «corsa per la pace» che si disputerà tra l’altro nell’anniversario dei 70 anni della fondazione dello Stato Ebraico. Ginettaccio quindi torna a pedalare più forte che mai. Torno in gruppo a tirare per un’idea, un ideale che lo ha fatto diventare “eroe” ma soprattutto “giusto” tra i Giusti di Israele, per essersi battuto e aver rischiato la vita a difesa degli ebrei perseguitati dal nazifascismo. E infatti Lo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah do Gerusalemme sul cui muro è impresso anche il suo nome dal 2013, sarà tra i luoghi toccati dalla corsa. E nel modo più solenne. «Giusto tra le nazioni» è chi tra i non-ebrei si è distinto per il suo eroismo nell’ aiutare le vittime dell’Olocausto. E Bartali come si legge sul sito Yad Vashem “Era un devoto cattolico che nel settembre del 1943 giocò un ruolo importante nel salvare gli ebrei attraverso la rete creata da Elia Dalla Costa, l’arcivescovo di Firenze a cui era molto legato, già riconosciuto tra i Giustì nel 2012. Quella rete salvò centinaia di ebrei locali e rifugiati. Con la scusa di doversi allenare Bartali, vincitore di tre Giri d’Italia e due Tour de France, percorreva le campagne toscane e quando veniva fermato chiedeva che la sua bicicletta non venisse toccata perchè le diverse parti erano calibrate attentamente per raggiungere la massima velocità”. E la «strada del coraggio» era quella che Bartali percorreva ogni giorno in bici sfidando le pattuglie fasciste da Firenze ad Assisi con una sorta di cilindro montato sulla canna simile a una pompa per tubolari che però nascondeva i documenti falsi da recapitare agli altri membri della struttura clandestina per cui lavorava. Durante l’occupazione di Firenze, il campione toscano aprì anche le porte della propria casa per nascondere una famiglia di ebrei fiorentini. Giorgio Goldenberg, oggi residente in Israele, ha raccontato di essersi nascosto a lungo insieme ai genitori e alla sorella in un cantina messa a disposizione da Bartali e da suo cugino. Oltre a quella di Goldenberg, Bartali avrebbe salvato almeno seicento ebrei italiani dai rastrellamenti nazifascisti, 330 in Toscana e 300 in Umbria. Disse Avner Shalev, il presidente di Yad Vashem davanti al Sacrario della Memoria di Gerusalemme quando Ginettaccio venne eletto tra i Giusti: “ Bartali non è stato solo un grande campione ma un uomo semplice che ha fatto cose straordinarie”. E con il Giro che va a Gerusalemme per rendergli onore Gino continua a pedalare…