Firenze, maratona da brividi
Maratona da brividi e non solo per il freddo. Non è vero che a Firenze piove sempre. Piove quasi sempre e stamattina di acqua ne è venuta giù parecchia anche se in pochi se l’aspettavano e in pochissimi l’avevano previsto. Così ti ritrovi all’alba all’angolo di piazza San Marco, dove il caffè lo servono in tazza grande e i cantucci costano quanto in gioielleria, a guardare un cielo livido che non fa presagire nulla di buono. Firenze si stringe nelle cerate e sa di olio canforato mentre si infila nelle griglie verdi, rosse e fucsia. Il via e anche quello della pioggia quasi stesse aspettando la partenza degli oltre diecimila runner stipati tra piazza della Signoria e Piazza San Giovanni. Acqua gelida che comincia e non finisce più, che spazza i viali con le folate di vento che te la buttano in faccia, che fa cadere le foglie gialle degli alberi delle Cascine, che rende l’Arno ancora più scuro di quello che è, che fa brillare le lastre di pavè del centro storico e rende un terno al LOtto metterci su i piedi. . Firenze sa di fatica, sempre di più con le ore che passano perchè i campioni sfilano via veloci ma c’è anche chi arranca nelle retrovie, chi rallenta, cammina si ferma nei bar per un caffè alla ricerca di una po’ di riparo. Ma è la stessa sfida. La stessa avventura. La stesso racconto di una giornata speciale. C’è chi parte per vincere, chi per migliorarsi, chi per arrivare, chi per dimostrare che quasi sempre è la volontà che muove le cose e la vita. Vale per tutti. Vale per i “cicloni” che corrono in handbike, vale per Alex Zanardi accolto come una vera star. E la maratona, nel racconto personale di ognuno, è la metafora perfetta della vita che non sempre è rose e fiori, che spesso è in salita, che tante volte ci fa chiedere perchè, che è tenacia, gioia ma anche sconforto e voglia di tornare indietro. In quarantadue chilometri tutto ciò passa nella testa e davanti agli occhi più spesso di quanto si pensi. E anche se hai migliaia di persone attorno che corrono e faticano con te, che ti applaudono che ti dicono di non mollare alla fine il conto è sempre e solo il tuo. Così una maratona sono sempre mille storie. Sportive, personali, gioiose, malinconiche e spesso di riscatto. Sono mille storie su Ponteveccchio, in piazza della Signoria, sul traguardo di piazza Duomo. Qui come altrove. Arrivare in fondo a una maratona e il sogno che si rinnova. Una, dieci o centomila vincono tutti anche se il primo è il “leone del Bahrein” Zelalem Bacha Regasa, che brucia allo sprint l’etiope Tadesse Mamo Temechachu. E ‘la prima vittoria asiatica alla Maratona di Firenze. Tra le donne vince l’etiope Arissi Dire Tune davanti alla connazionale Amente.