Bike sharing? Prima la sicurezza
Sono 85 i Comuni della Città metropolitana che hanno aderito all’accordo per l’estensione del servizio di biciclette in condivisione a stallo libero e domattina sarà pubblicato il bando per consentire agli operatori di partecipare alla selezione. “Siamo felici che il numero dei Comuni aderenti al servizio sia così alto – dichiarano Marco Granelli assessore alla Mobilità e Ambiente del Comune di Milano e Siria Trezzi consigliera delegata alla Mobilità della Città metropolitana intervenuti a un incontro fra gli aderenti che si è tenuto a Palazzo Isimbardi – Il bike sharing a flusso libero è il primo servizio di trasporto pubblico omogeneo in tutta l’area metropolitana, ci sembra un buon auspicio per il futuro. I cittadini dei piccoli, medi e grandi comuni sono oggi più vicini fra loro. Insieme abbiamo dato un ulteriore contributo per rendere più facile muoversi dentro e fuori dalle città e integrare capillarmente la rete di trasporto pubblico”. E credo siano siano felici tutti quelli che credono che la mobilità dolce sia l’alternativa futura al muoversi nelle città e non solo nelle città. Ma l’ampliamento dell’attuale flotta di biciclette nell’area metropolitana che sarà progressivamente di ulteriori 12.000 bici rispetto a quelli già presenti sul territorio di Milano se da una parte è una buona notizia dall’altra mette un po d’ansia. E’ brutto dirlo ma sembra diventato un bel business questo del bike sharing a stallo libero. La bici funziona. Fa bene, è veloce, non inquina e va anche di moda quindi sono sempre di più quelli che pedalano e che spendono per pedalare. Quindi val la pena di investire. Ma gli investimenti non possono essere solo 10, 20 xmila bici nuove da mettere a disposizione di chi vuole usarle. Lasciamo stare le piste ciclabili sulla cui utilità in città c’è più di qualche dubbio, credo che prima di investire sulle bici le amministrazioni abbiano il dovere di investire sulla sicurezza di chi va in bici. Magari con un piano serio di mobilità che risguardi soprattutto le vie vie che dall’hinterland portano in città, con più limiti di velocità a 30 orari, con più controlli e più multe sull’uso dei cellulari alla guida, con una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza che ricordi fino alla noia che i ciclisti, tutti i ciclisti anche i più balordi e maleducati, restano una categoria debole. Restano ad altissimo rischio e purtroppo restano sulla strada. Ciò detto poi ben vengano ( e ci mancherebbe) gli 85 Comuni che aderiscono al bike sharing.