L’anno di Sagan ( che ricorda Scarponi)
Tom Dumoulin che vince il Giro e magari non te l’aspetti. La Juve che si aggiudica il sesto scudetto di fila che invece te l’aspetti anche se mai nessuna squadra c’era riuscita. Il ritiro di Francesco Totti, Silvio Berlusconi che passa la mano e cede il Milan ai cinesi, la nazionale che tracolla a San Siro e contro la Svezia e saluta il mondiale, Lewis Hamilton per la quarta volta campione in F1, Marc Marquez che domina il Motgp e Federica Pellegrini che vince l’oro nel 200 stile ai mondiali di Budapest. Un anno di sport tra sorprese e conferme, tra gioia e tristezza. Tanta, tantissima, malinconia infinita nel ricordo di Michele Scarponi che ad aprile se ne va lasciando un vuoto enorme e che Peter Sagan porta sul podio del campionati del mondo di ciclismo a Beergen a ricordandolo ancor prima di festeggiare il suo terzo oro consecutivo. Grande in tutti i sensi. In un anno listato a lutto l’impresa di Sagan è un gioiello che vale la copertina di una stagione che incorona un fenomeno che va oltre il ciclismo e che ha già scritto una storia che vale già la pena di raccontare. E magari di rileggere.
BERGEN, 24 SETTEMBRE. Vengono gli occhi lucidi a veder vincere Peter Sagan. Richmond, Doha e adesso Bergen. Tre volte campione del mondo, come nessuno mai nella storia del ciclismo, come solo lui poteva e ha saputo fare. Sagan emoziona . Il segreto è tutto qui. Sprintano in tanti, scattano in tanti e vincono in tanti. Ma Sagan conquista. Con la leggerezza dei grandi, con la maturità di un campione che non sbraita quando per una gomitata lo sbattono fuori da un Tour dove era destinato a fare la star, con la delicatezza di un uomo che dopo tre titoli mondiali non fa proclami. Gli altri vincono Sagan ci mette qualcosa in più. Non il colpo di reni, gesto antico e di tecnica pura, da funambolo che sa cogliere l’attimo e che gli fa mettere mezza ruota davanti a quella di Alexander Kristoff, profeta in patria predestinato e battuto. Sagan ci mette la faccia disincantata, lo sguardo guascone a volte triste a volte irriverente, la semplicità di un grande in un mondo spesso di mediocri che però si prendono maledettamente sul serio. Fenomeno, fuoriclasse, personaggio o campione? Da Richmond a Doha e oggi a Bergen il ragazzo di Zilina è il nuovo messia del ciclismo mondiale. Punto. Ma non sono i campionati del mondo a incoronarlo, semmai è il contrario. Ci sono maglie iridate finite sulle spalle di illustri sconosciuti che le hanno portate in giro per il mondo nel più completo anonimato. Ci sono campioni del mondo che nessuno più neanche sospetta e neanche immagina. Sagan invece ce lo ricorderemo tutti. Ora più che mai. Ci ricorderemo quel suo scatto sul pavè a Richmond, la volata di Doha e il colpo di reni di oggi, allo stesso modo della “fucilata” di Beppe Saronni a Goodwood che proprio pochi giorni fa ha compiuto sessant’anni. Stessa pasta. Gesti consegnati alla storia, per sempre. Sagan è la rivoluzione di cui il ciclismo moderno appiattito da tattiche e doping aveva bisogno. E’ l’incoscienza e il coraggio, è la miscela esplosiva dell’estro, la classe che comunque fa sempre la differenza. In bici ma anche quando non pedala. E’ il personaggio che fa la gioia di tifosi e giornalisti. Che prende a insulti un cameraman della Vuelta che per filmarlo rischia di farlo atterrare sull’asfalto, che pizzica il sedere di una miss sul podio e fa imbufalire Fabian Cancellara, che poi le manda un mazzo di fiori per scusarsi. Alla miss. Peter Sagan è quello che dopo la vittoria del mondiale che lo consacra stella di primaria importanza in un mondo che è sport ma anche contratti, sponsor, marketing e soldoni, se ne frega di tutto e di tutti se ne va con quattro amici al pub a festeggiare con un birra. Peter Sagan sono 5 milioni di contatti sul web, 335mila su twitter e un centinaio di autografi al giorno. Peter Sagan è l’ uomo che , dopo aver vinto tre mondiali di fila, le prime parole le regala al suo amico Michele Scarponi mandando un saluto alla moglie e ai figli. Ed è anche per questo che fa venire gli occhi lucidi…