Cortina-Dobbiaco: una “bella fatica…”
La Cortina-Dobbiaco è una bella fatica. Anche se chiedere a chi l’ha corsa di raccontare com’è , come diceva la mia nonna “è un po’ come invitare un’oca a bere”. C’è chi quei trenta chilometri li ha fatti in mountain bike o con gli sci da fondo e chi ( tantissimi) di corsa in una sfida che è forse più un viaggio, un’esperienza naturalistica tra i silenzi delle Tre cime Lavaredo. Trenta chilometri che sembra di essere dentro una cartolina. Cortina, Ospitale, il passo di Cimabanche e poi giù verso Carbonin, il lago di Landro e quello di Dobbiaco. Una gara tutta da godere perchè le Dolomiti ti lasciano senza respiro ma anche da correre per andare forte su un percorso che sembra facile ma non lo è per niente. Per chi fa sul serio la gara vera comincia dopo il Lago di Landro è da lì che ci si gioca tutto. Ma il bello della Cortina-Dobbiaco è la Cortina-Dobbiaco. Il viaggio per arrivare, il clima che si respira alla vigilia con le gare dei più piccoli, la levataccia il giorno della gara, i bus che ti portano alla partenza, l’attesa nel palaghiaccio di Cortina, il fascino di arrivare nei giardini del grand Hotel oggi ricoperti di neve. Poi se hai un po’ di fortuna ti godi un tramonto che qui ha i colori rosa pastello delle Dolomiti, la cena, il profumo dello speck e due chiacchiere con gli amici prima di andare a nanna. Tutto in un week-end. Tutto da conservare e da riportare a casa. Chi ha corso Cortina- Dobbiaco quasi sempre torna. E’ come se fosse un luogo del cuore, dove la corsa è forse solo una scusa per regalarsi un week end dove lo sport mette insieme anche tanti altri sentimenti. Ma la gara c’è. Eccome se c’è. Bella, impegnativa, tecnica, complicata come può essere una trenta chilometri in montagna corsa prevalentemente su uno sterrato. E così basta imbattersi per caso sui social nella mappa del percorso per rendersi conto che quei trenta chilometri che volano via tra un passo, un guado, un ponte e una galleria sono in realtà sempre una bella fatica. Che poi, anche se sembra la più grande delle contraddizioni, per un maratoneta la fatica è sempre bella. Ma da queste parti un po’ più…