Biciclette ritrovate e grandi sfide
Ci sono tanti modi per scrivere la storia quando si pedala. Arrampicandosi sui colli del Tour, sulle cime del Giro, sprintando a Sanremo o sulle pietre della Roubaix. C’è chi l’ha scritta vincendo e chi perdendo. Con una fuga, in un’ora, con una «fucilata», con un rincorsa dopo una foratura o dopo una caduta. Anche con un ritiro. C’è chi in bici ha fatto esultare gli italiani, chi li ha divisi, chi li divide ancora oggi. E c’è chi, in bici, l’ha salvata l’Italia. Bartali, Coppi, Binda, Moser, Saronni, Pantani, nomi che agli appassionati di ciclismo ricordano imprese in bianco e nero e dai colori ormai sbiaditi, ma che nessuno può più cancellare. Le loro sono senz’altro tra le biciclette più belle e importanti della storia raccontata da «Biciclette Ritrovate», l’esposizione delle bici che hanno lasciato un segno sulle strade delle grandi corse riunite da diverse collezioni per soli due giorni all’anno nei cortili di Rossignoli in corso Garibaldi. Un negozio storico per la città dove gomme, telai e la passione passano dalle mani di una famiglia da cinque generazioni che hanno permesso a Rossignoli di entrare tra le aziende storiche di Milano e d’Italia. Una storia che si aggiunge ad un’altra e che chiude stasera a mezzanotte prende sostanza in una mostra che è diventata ormai una tradizione nel periodo del Salone del Mobile che a Milano si inaugura martedì. Da dodici edizioni questo evento del Fuorisalone racconta in un viaggio reale tra telai, ruote, borracce, maglie foto e documenti la grande bellezza della bici, estetica e simbolica. Racconta un mondo ela cultura di un Paese che a colpi di pedale con le rivalità tra i grandi campioni ha tenuto insieme strade, montagne, borghi, chiese, officine, riti e tradizioni. Una storia visssuta ai bordi delle strade, nelle radiocronace della radio, davanti ad uno schermo nel bar della piazza quando ancora la televisione in cas era un lusso che in pochissimi si potevano permettere. Il tema di quest’anno è quello delle «Le grandi rivalità» raccontate attraverso le bici originali dei campioni del Giro d’Italia. Si va dalla sfida pionieristica tra Binda e Guerra, passando per Coppi e Bartali fino a Gimondi contro il «Cannibale» Eddy Merckx. Ma non poteva mancare il duello inifito tra Francesco Moser e Beppe Saronni e quello un po’ più recente tra il «pirata» Marco Pantani e il rivale in Rosa Ivan Gotti. Ma c’è anche un ciclista contro tutti, anzi una ciclista donna che ha aperto molte strade alle donne di oggi e non solo nello sport. Alfonsina Strada, l’unica a correre nella storia del Giro d’Italia in un plotone di ciclisti uomini. Era il 1924, e tra lo stupore dei benpensanti lei terminò il Giro in mezzo a tanti uomini ritiratisi da una corsa troppo faticosa. «Biciclette ritrovate» è uno degli appuntamenti del Fuorisalone più leggero e più amato che rimette le une di fianco alle altre le bici dei campioni, che fa rivivere le loro sfide ma che espone anche i grandi bicicli dell’Ottocento, le bici dei lavori, un’auto ammiraglia d’epoca, tandem lunghissimi, telai giganti, pieghevoli che ci stanno in una valigetta, bici cargo, da pista a scatto fisso, con una, due o tre ruote, di legno e di ghisa, titanio e acciaio. E oltre alle bici ci sono foto, musica, quadri, filmati, cimeli e giochi. Non una mostra polverosa sul passato. «Perchè – come dicono gli organizzatori- la bici è il futuro, oltre che pietra angolare dei nostri ricordi…»